Fashion culture

Francesca Ammaturo: una “Label Rose” e quel sogno diventato realtà

Label Rose
05-02-2024
Una storia fatta di passione, determinazione e incrollabile fiducia nelle proprie capacità quella di Francesca Ammaturo, che dopo una vita sulle punte (di danza) lancia il suo brand di borse che si è rivelato un vero successo, imprenditoriale e personale.

Fatturato 2023 pari a 4.4 milioni di euro, con un incremento del 100% rispetto al 2022. Oltre 120mila pezzi venduti nel corso dell’ultimo anno online e i 70 rivenditori multi-brand. Un record che si assesta (lo scorso novembre) su 700mila euro di vendite in un mese e quasi 20 dipendenti, tutte donne under 30. Sono i numeri che raccontano una bella storia di imprenditoria digitale giovanile. Ma Label Rose, marchio di borse e articoli di piccola pelletteria fondato da Francesca Ammaturo nel 2020, non è solo numeri. Label Rose è la storia di una giovane guerriera che non ha mai rinunciato al suo sogno e non ha mai dubitato di se stessa, andando oltre ogni insidia e ogni ostacolo (che sono stati tanti, nonostante la sua giovane età), senza abbattersi mai. In un viaggio intenso - la sua vita - oltre la famiglia, non l'hanno abbandonata mai la tenacia, la grinta e il rigore che l'hanno portata dove è oggi. Noi in questo viaggio intenso ci siamo voluti tuffare a capofitto, e Francesca siamo andati a conoscerla per farci raccontare tutto di lei e del suo brand, nel cuore di Brera, nella cornice del meraviglioso boutique hotel VMaison a Milano.

Francesca Ammaturo, founder di Label Rose
Francesca Ammaturo, founder di Label Rose

Un sogno che prende vita

Armata di talento e di un’incrollabile determinazione Francesca ci porta con sé nella sua infanzia lasciandosi andare ai ricordi, senza celare l’orgoglio per tutto ciò che è riuscita a fare, e la commozione. Si rivede bambina, quando trascorreva le giornate nell’ufficio stile dell’azienda di famiglia. Ereditando, giorno dopo giorno, quella passione e quella creatività che oggi sono il pilastro fondamentale del suo marchio, Label Rose.

Sono diventata una giovane imprenditrice con le mie sole forze - racconta - creando la mia piccola azienda nell’industria fashion. Sono partita da un sogno nel cassetto che mano a mano ha preso vita. E oggi è emozionante vedere come tutto sia cambiato. Mi sono innamorata del mondo della moda e, in particolare degli accessori, lentamente, un passo alla volta”.

L’addio alla danza

Francesca infatti ha sempre amato la moda, è vero. Ma per lungo tempo si è dedicata alla danza, passione per cui aveva lasciato la scuola per frequentare la Palucca School a Dresda, in Germania. Francesca era una ballerina professionista. Fatica, concentrazione, sudore. Eppure: “Quel mondo era fantastico ma - ci racconta con uno sguardo fiero - non riuscivo a far sentire la mia voce, mi sentivo un cigno tra tanti, una bambolina non libera di esprimersi. Guardandomi dentro, mi sentivo incompleta”.

A 19 anni ha deciso quindi di congedarsi da quel mondo e di tornare in Italia, ma con mille sensi di colpa che oggi non ci sono più. Anzi: “Adesso direi alla me di allora che non deluderà nessuno lasciando la danza, non deluderà i suoi genitori che hanno fatto tantissimi sacrifici. Le direi di mettersi a studiare: sarà una delle cose più appaganti della sua vita. Le direi di non avere paura di un momento di caos e incertezza, perché quell’incertezza sarà il terreno fertile di Label Rose”.

Francesca Ammaturo, founder di Label Rose
Francesca Ammaturo, founder di Label Rose

Così è iniziata la nuova avventura

Dunque è tornata in Italia, Francesca. Sicura che sarebbe riuscita a realizzare il suo sogno più grande. Avrebbe sfidato se stessa e dato vita a un brand che rispecchiasse la sua personalità. Sarebbe stato un successo, questo era poco ma sicuro. Francesca non dubitava.

Ha dovuto però momentaneamente rinunciare a quell’indipendenza economica conquistata da quando aveva soli 16 anni e lavorava come cameriera: “Sapevo che tornare a casa a Napoli mi avrebbe privata della mia autonomia, ma allo stesso tempo volevo intraprendere un percorso che mi avrebbe permesso di plasmare il mio futuro senza che altre persone decidessero per me quale fosse la mia carriera”. Nel 2015 ha aperto “un negozio esteticamente poco accattivante e del quale mi vergognavo, bassissimo investimento in scaffalatura ma in una strada super commerciale di Napoli. Quel negozio era una sorta di esercizio per studiare il mercato, capire il prodotto giusto e la reazione dei consumatori. Sapevo dove volevo arrivare, avevo ben chiara la visione del mio brand. Per un po’ di tempo mi sarei dovuta ‘accontentare’ ma poi sarei arrivata ad un nuovo punto di partenza in linea con i miei obbiettivi”.

L’idea vincente

… Sì, ma quali erano i suoi obiettivi? Creare borse e altri accessori accessibili a tutte le donne. Versatili, cool e di tendenza. Ma, allo stesso tempo, capaci di esprimere la personalità di chi li indossa: “Mi sono chiesta: ‘Perché le persone si focalizzano su ciò che indossi e non su ciò che sei?’. Non volevo che il giudizio su di me venisse dato in relazione al prodotto che indossavo. Volevo poter essere considerata per la pienezza della mia personalità, non di certo per un logo. E invece quando ero piccola, era proprio così: le persone mi giudicavano in base alla borsa che portavo, che di certo non era di lusso: i miei genitori andavano avanti con fatica".

Parole che sono la dimostrazione che Label Rose è un brand per donne coraggiose e sognatrici, che seguono la moda e le sue tendenze ma senza snaturarsi né tradire il loro stile. Veicola anche un’idea di riscatto emotivo, diventa sinonimo di valore e intelligenza. Un marchio che ci parla. E che ha proprio tanto da dire. Un etichetta che offre l’opportunità di giocare e sperimentare con il design, diventando una sorta di nostra… estensione. E poi va sottolineato anche questo: la proposta è molto ampia, sono in tutti i casi prodotti dai prezzi accessibili. Una moda democratica. Un esempio per tutti.

Gli ostacoli? Non sono mancati!

Oggi Label Rose fa grandi numeri, l’abbiamo visto. E il futuro appare ancora più prolifico. Francesca può vantare una clientela di oltre 100mila donne e più di 300mila followers sui canali social, grazie anche a un approccio pionieristico che l’ha portata prima ad affacciarsi su Instagram e poi a intuire l’ascesa di TikTok. In breve tempo è riuscita a tramutare i curiosi in un fondamentale bacino di utenza e supporter del suo brand.  

Ma non è mica andato sempre tutto liscio come l’olio, intendiamoci. “A 19 anni – ricorda – quando ho iniziato il progetto Label Rose mi sono trovata a dover combattere con un sistema che non incentivava il lavoro dei giovani. Se dovessi pensare alla difficoltà più grande che ho dovuto affrontare, direi che è stata quella di convincere gli stakeholders che avevo le capacità e la determinazione per realizzare il mio progetto imprenditoriale”.

La squadra: un valore aggiunto

All’inizio Francesca ha fatto tutto da sola. Ha fatto anche da magazziniera, fotografa e modella: “Mi vergognavo tantissimo di apparire nelle sponsorizzazioni, ma non c’era scelta per il futuro che mi stavo costruendo”. Il lockdown ha avviato un periodo di sconforto - e quando ce ne ha parlato non c'è stato ascoltatore che non abbia avuto i brividi - ma poi è riuscita a reagire e si è messa a studiare nuove strategie, acquisendo anche nuove competenze e strumenti.

Il peggio è passato, il meglio è arrivato e continuerà ad arrivare. Francesca non è più sola, anzi può contare su un team che condivide le sue stesse passioni e la sua stessa tenacia. Ed è così unito, questo team, che lei non parla della sua azienda. Bensì della “nostra azienda”. Lo scorso novembre è stato inaugurato il primo pop-up store a Roma e tante altre belle novità sono in arrivo. Eh sì: questa è decisamente una storia che va oltre i numeri!

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Courtesy of press office
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Borsa Aida mini (LABEL ROSE)
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Borsa Elisabeth mini (LABEL ROSE)
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Borsa Kate vernice (LABEL ROSE)
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Borsa Pimpi (LABEL ROSE)
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Borsa Winnie (LABEL ROSE)
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