Fashion culture

Tanger Fashion Week: a Tangeri sfila la moda marocchina tra magia e suggestioni (con un ospite d’onore)

07-06-2024
Siamo stati nella perla del nord del Marocco per prendere parte alla fashion week organizzata per valorizzare l'artigianato locale. E vogliamo raccontarti tutto, certi di trasmetterti almeno un pizzico della magia che abbiamo vissuto!

Tangeri è una città cosmopolita e ricca di storia, avvolta da un'allure magica. Sorge nell’estremo nord del Marocco, laddove confluiscono le acque del Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico, è crocevia di scambi culturali tra Africa ed Europa fin dai tempi dei Fenici. E proprio per questo, è cullata da una varietà di influenze che hanno contribuito a renderla dinamica e vibrante. È una città dal fascino così autentico ed energico - vista dall'alto dal rooftop del Hilton Garden Inn o dalla piscina del Fairmont Tazi Palace che sorge in collina è ancora più magica - che può trovare nella moda una delle sue espressioni più potenti. La conferma è stata la prima edizione della Tanger Fashion Week, andata in scena dal 30 maggio al 1° giugno 2024 e organizzata con il sostegno del Ministero marocchino della gioventù, della cultura e della comunicazione.

Obiettivo: creare un ponte economico  tra la cultura marocchina e il resto del Mediterraneo, rendendo il Marocco una bandierina sulla mappa della moda internazionale. Noi c’eravamo. Ed è stata un’esperienza incredibile. A partire dalla location.

A far da cornice ai fashion show è stato infatti il Moulay Hafid Palace, un magnifico edificio in stile moresco risalente ai primi del ’900 e situato nel cuore di Tangeri. Un gioiello architettonico appartenuto a un sultano decaduto, oggi di proprietà del Governo italiano che lo acquistò nel 1927. Proprio lì, in territorio dunque italiano, dal front row organizzato lungo i corridoi di marmo che cingono il chiostro abbiamo assistito alle sfilate audaci e avangard di stilisti marocchini ormai affermati o emergenti, ma non solo. Ai designer del posto, infatti, sul catwalk si sono affiancati creativi provenienti dall’Italia, dalla Palestina, dal Turkmenistan, dalla Francia, dalla Tunisia.

L’omaggio a Vivienne Westwood

E come se non bastasse, ad aprire le danze, o meglio le passerelle, c’è stata un ospite d’onore molto atteso: la maison che porta il nome di Vivienne Westwood, designer scomparsa nel 2022. Per l’occasione sono stati scelti alcuni capi d’archivio del 2013. Una selezione che come ci ha spiegato in un pomeriggio al Fairmont Tazi Palace, Carlo D’Amario, ceo della maison da circa 50 anni "è il suggello del nuovo corso della maison, che per il futuro punta a uno stile più semplice e meno trasgressivo”.

Look d'archivio di Vivienne Westwood del 2013
Look d'archivio di Vivienne Westwood del 2013

Gli abiti in questione hanno creato una sorta di racconto dell’arte di Vivienne Westwood, una summa che attraversa il tempo ponendo l’accento sulle idee diventate icone: dal corsetto ai lunghi sottogonna in stile vittoriano, dai drappeggi agli spacchi audaci, dalla pioggia di piume a quelle di perle e di paillettes. Passando per i preziosi accessori, in primis il girocollo di perle con fermaglio a corona.

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Paul Tomasini
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Long dress di paillettes gold (VIVIENNE WESTWOOD)
Paul Tomasini
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Abito asimmetrico in stile vittoriano (VIVIENNE WESTWOOD)
Paul Tomasini
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Long dress ricamato senza spalline (VIVIENNE WESTWOOD)
Paul Tomasini
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Long dress con decorazioni di perle e coprispalla tempestato di piume (VIVIENNE WESTWOOD)
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12 designer e una sontuosità che diventa incanto

E a seguire un tripudio di incanto e spettacolo con i 12 stilisti che hanno calcato la pedana in questa prima edizione della Tanger Fashion Week, dando vita e materia a un quadro preziosissimo, ricco di colori, emozioni e significato. I protagonisti in questione sono stati: Lamia Lakhsassi, Farah Bouhout, Maison Renata, Lamia El Ghazouani, Romuald Bertrand, Mouna Benmakhlouf (Brand up), Hanane Oukdim, Veronica Pozzi con il brand Vévé Design Marrakech, Hindi Mahdi, Mirna Jahshan, Amina Benzekri Benrahal, Gowher Gouvernet. E a trionfare incontrastata è stata la sontuosità.

Le atmosfere esotiche hanno contribuito, certo, ma ciò che più ci ha colpiti è stata la capacità di costruire un fitto dialogo tra elementi moderni e tradizionali, marocchini e mediterranei, del passato e contemporanei.

Dalla collezione di Amina Benzekri
Dalla collezione di Amina Benzekri

Hanno primeggiato ricami opulenti, linee eclettiche, tessuti preziosi, lavorazioni a regola d’arte. Le palette cromatiche giocate sui colori della terra, sui neutri e su tinte intense, ma anche su fantasie che richiamano i dipinti di Delocroux e Matisse, le sfumature di azzurro che richiamano le 50 e più sfumature di blu della meravigliosa e suggestiva Chefchaouen. E poi elementi naturali come le bouganville, le palme, gli alberi da frutto, gli agrifogli, le rose. I gelsomini e i fiori d’arancio, le piante tipiche di cui sembrava di sentire l’odore, tra un passo e l’altro delle modelle, tra il fuscìo dei caftani.

Proprio il caftano ha catalizzato l’attenzione sotto i riflettori. E non avrebbe potuto essere altrimenti, visto che si tratta del capolavoro indiscusso a proposito di cultura marocchina. Simbolo secolare di eleganza, tradizione e femminilità, è stato una sorta di leitmotiv, passando attraverso diverse interpretazioni. Farah Bouhout, per esempio, ne esalta al massimo l’aspetto materico, mettendo in risalto la maestosità delle stoffe africane. Amina Benzekri, che in questo campo è una vera celebrità, riesce a fare del caftano un’arma di classe e seduzione. Maison Renata, da parte sua, lo trasforma in una tavolozza di colore e poesia. Hanane Oukdim, invece, porta a un sommo livello l’arte del ricamo.

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Paul Tomasini
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Caftano e coprispalla di Maison Renata
Paul Tomasini
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Caftano di Farah Bouhout
Paul Tomasini
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Caftano e coprispalla di Amina Benzekri
Paul Tomasini
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Caftano ricamato di Hanane Oukdim
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Altro elemento caratterizzante delle collezioni viste alla Tanger Fashion Week 2024, le stampe. In primis rappresentazione di una natura rigorosa, come dicevamo: si va dalle delicate creazioni di Romuald Bertrand alle intense interpretazioni di Amina Benzekri e Lamia Lakhsassi. Ma le stampe raccontano anche di paesaggi, come nel caso di Lamia El Ghazouani, e di animali: Veronica Pozzi fa del pappagallo la sua signature, che applica a capi da mixare tra loro e finanche in prodotti di design come i paralumi, in passerella c'erano anche loro.

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Paul Tomasini
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Abito con stampe floreali e fiori 3D (ROMUALD BERTRAND)
Paul Tomasini
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Pantaloni oversize e giacca con stampa paesaggio (LAMIA EL GHAZOUANI)
Paul Tomasini
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Total look stampa pappagallo (VERONICA POZZI)
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Abbiamo ancora gli occhi pieni dei colori della Tanger Fashion Week. Esplosioni prepotenti o aggraziate melodie cromatiche: comunque, il colore è stato un protagonista coinvolgente e ammaliante come i color block di Lamia Lakhsassi, l’arancio vitaminico di Mirna Jahshan, il giallo vibrante di Gowher Gouvernet.

Il colore talvolta nascondeva un messaggio. Il designer franco-palestinese Hindi Mahdi si è servito della palette cromatica per comunicare dolore, resilienza e voglia di rinascita: in passerella le modelle con in mano ramoscelli di ulivo hanno sfoggiato il rosso fuoco, il nero e il bianco per smuovere ricordi e coscienze, la collezione era intitolata The Resilience Collection;

Dalla collezione di Lamia Lakhsassi
Dalla collezione di Lamia Lakhsassi

Il colore passa anche attraverso generose colate di oro e di argento, arricchendo così la rappresentazione di una cultura preziosa e una moda che mira ad arrivare sempre più lontano. I bagliori metallici caratterizzano, tra le altre, la collezione di Mouna Benmakhlouf.

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Paul Tomasini
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Long dress vedo-non-vedo con velo (HINDI MAHDI)
Paul Tomasini
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Tuta jumpsuit e soprabito con fodera multicolor (GOWHER GOUVERNET)
Paul Tomasini
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Long dress argento con scollo all'americana (MOUNA BENMAKHLOUF)
Paul Tomasini
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Mini dress con gonna svasata (MIRNA JAHSHAN)
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Esperienza intensa, quella della Tanger Fashion Week. Che ci ha convinti senza riserve: i nuovi orizzonti della moda devono allargarsi nel segno dell'intraprendenza e della voglia di stupire, abbattendo ogni confine reale e metaforico.

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