Quello della sostenibilità ambientale è ormai un tema imprescindibile. Un’urgenza, un dovere. Che riguarda direttamente anche il mondo della moda. Molti marchi del settore e creativi hanno realizzato e continuano a realizzare indumenti e accessori basandosi sul contenimento degli sprechi e sulla tutela delle risorse naturali: fra gli esempi più recenti citiamo Stella McCartney, la cui collezione Autumn 2021 è stata realizzata per l’80 per cento di materiali green; Vans, che nel corso dell’estate ha lanciato le scarpe della linea Eco Theory, con tomaia in tela di cotone biologico, lacci in canapa rinnovabile e gomma naturale di provenienza responsabile; La Perla, che ha presentato i capi Comfort Zone in Supreme Green Cotton e Lycra riciclata. Sono solo tre esempi, per fortuna l’elenco è molto più lungo. Concentrandoci sui tessuti, se è vero che attualmente la moda sostenibile trova concretizzazione in primis nell’utilizzo delle fibre ecologiche e nel riciclo, è anche vero che gli orizzonti si ampliano. Alcune novità come il lyocell, ricavato dalla cellulosa della pianta di eucalipto, sono già piuttosto note. Ma stanno entrando in scena tessuti sostenibili che fino a qualche tempo fa nessuno avrebbe neppure considerato e ci stupiscono piacevolmente. Scoprili anche tu!
Reti da pesca
Sì, proprio le reti da pesca (anche quelle abbandonate nei mari) sono un vero e proprio jolly per la moda sostenibile e l’economia circolare. L’azienda fiorentina Aquafil produce l’Econyl, un filo di nylon della cui composizione fanno parte anche gli scarti dei tessuti sintetici, i rifiuti plastici industriali, persino i vecchi tappeti. Fra i diversi brand che hanno già utilizzato l’Econyl per le loro collezioni troviamo Burberry e Prada, che ha ufficializzato l’obiettivo di convertire tutto il nylon vergine in nylon rigenerato entro la fine del 2021. Anche Tessitura Fibre Artificiali A. Lazzati, azienda di San Vittore Olona, usa le reti da pesca e i tappeti ormai usurati per sviluppare tessuti sostenibili e certificati. E K-Way, da parte sua, lo scorso maggio ha lanciato le sue prime giacche antipioggia in nylon 100% riciclato e riciclabile ottenuto – anche in questo caso - da scarti di tessuto e reti da pesca. Touché.
Vele delle barche
Sono diversi, e alcuni anche italiani, i brand che recuperano vele nautiche e le riciclano per confezionare borse, borsoni, zaini, teli mare, cinture. Quasi sempre la lavorazione avviene artigianalmente, al fine di preservare le caratteristiche tecniche, nonché estetiche e tattili, dei tessuti in questione. C’è anche chi ha alzato il tiro: alla fine del 2020, per esempio, il marchio monegasco Beach & Cashmere Monaco ha creato originali outfit - abiti, gonne, top - con le vele usate della Classe Smeralda 888 dello Yacht Club di Monaco. Lo sapevi? Il materiale oggi più usato per la produzione di vele è il Dacron, un tessuto in poliestere molto resistente e leggero, ma anche inquinante perché derivato dal petrolio. La seconda vita, quindi, diventa ancora più importante.
Cactus
Due giovani imprenditori messicani, Adrián López Velarde e Marte Cazárez, dopo una lunga serie di esperimenti e prove sono riusciti nell’impresa di ricavare un tessuto ecologico e biodegradabile nientepocodimeno che dalle foglie del cactus. La base è completamente vegetale, al tatto ricorda la pelle di origine animale. Desserto - si chiama così - è stato scelto da Karl Lagerfeld per la riedizione, messa a punto con Amber Valletta, dell’iconica K/Kushion Bag. Anche H&M ha puntato su questi tessuti sostenibili per alcune proposte del nuovo concept Innovation Stories.
Scarti delle arance
La prossima volta che mangi un’arancia, pensa che potresti anche… indossarla. Due giovani imprenditrici, Adriana Santanocito e Enrica Arena, hanno fondato Orange Fiber, start up che è anche un brand. Le due ragazze sono siciliane, quindi nate e cresciute nella terra simboleggiata (anche) dagli agrumi in questione. Spinte dal desiderio di contribuire a valorizzarla, ma anche di non sprecare il pastazzo, cioè le grandi quantità di scarti derivanti dal processo di spremitura, in collaborazione con il Politecnico di Milano sono riuscite a ricavare un filato molto speciale. E quindi a ottenere un tessuto di alta qualità, impalpabile e leggermente lucido, che ricorda la seta. Diverse aziende dell’universo fashion hanno già sperimentato, con ottimi risultati, l’Orange Fiber; fra queste Salvatore Ferragamo, che ha firmato una capsule collection di camicie, abiti, pantaloni e foulard, H&M e E. Marinella.
Funghi
Il micelio, l'apparato vegetativo dei funghi, è composto da intrecci di filamenti chiamati ife. Ebbene, grazie alle tecnologie più evolute proprio questi filamenti diventano una sorta di preziosa pelle vegana. Quella creata della compagnia biotech californiana Bolt Threads si chiama Mylo e ha già ampiamente convinto Stella McCartney, Adidas ma anche Lululemon e Kering; la start-up MycoWorks – anch’essa della California - ha invece lanciato Sylvania, simile al camoscio, con cui entro la fine di questo 2021 Hermès realizzerà una nuova versione dell’iconica Victoria bag. Insomma, anche i funghi sono fra gli ingredienti dei tessuti sostenibili!
Ananas
Continua la scalata al successo di Piñatex, la pelle ecologica brevettata dall’imprenditrice e designer spagnola Carmen Hijosa, ottenuta dalle foglie dell’ananas e commercializzata tramite il brand Ananas Anam, di cui lei stessa è fondatrice e direttrice creativa. Piñatex è un tessuto morbido, traspirante, impermeabile, non si restringe e non scolorisce. Si può usare per la produzione di indumenti, accessori ma anche tappezzeria. Nike l’ha scelta per realizzare una nuova linea di sneackers, lanciata proprio durante l’estate 2021 e dal nome eloquente: Happy Pineapple.
Sei una sostenitrice della moda sostenibile? Scopri altre iniziative green di alcuni brand di moda!