Oggi si parla tanto di Body Positivity, ma siamo sicuri di conoscere – davvero – questo movimento e l’ideologia che promuove?
Nonostante in questi ultimi anni la conversazione si sia fatta piuttosto fitta e “rotonda” sull’argomento infatti, in molti legano ancora la Body Positive al concetto di peso. Spoiler: farne unicamente una questione di taglia è assolutamente riduttivo!
La Body Positivity è difatti un movimento politico e sociale che si pone un obiettivo preciso: abbattere i pregiudizi derivanti dai canoni estetici e culturali che la società ci impone, rendendoci più liberi di vivere i nostri corpi.
Ecco perché - indipendentemente dalla taglia dei jeans - la Body Positive è in fondo una questione molto ampia, che riguarda tutti. Ed ecco perché abbiamo deciso di raccontarvi questo movimento in modo dettagliato, partendo dal suo pensiero e dalla sua storia, per arrivare al suo ruolo nella moda e nei guardaroba.
Cos’è (davvero) la Body Positivity
La Body Positivity non è (solo) una questione di peso e di taglia. Ma allora di cosa si tratta?
La Body Positivity (o Body Positive) è un movimento che parte da un concetto fondamentale: “ogni corpo è valido”.
Si rifiuta un’unica immagine possibile e corretta nella quale riconoscersi. Si vuole pensare a un mondo dove sia possibile l’inclusione di tutto ciò che oggi non è considerato “conforme” e non rispecchia i canoni e gli stereotipi che ci sono stati imposti negli anni da società e media. Un mondo dove sia possibile una rappresentazione più ampia dell’estetica.
In questo senso non solo i corpi grassi meritano di essere valorizzati e di essere liberi da schemi e sguardi giudicanti, ma anche tutti quelli che non rispecchiano certi standard (sia estetici che di genere) che pretendono di definire ciò che è “la norma”.
Insomma, la Body Positivity proclama la libertà di ognuno di noi di vivere e “viversi” senza restrizioni di sorta e secondo i propri desideri, senza la necessità costante di sottostare ai dettami che la società impone. Proclama l’amore per sé, l’autodeterminazione, l’abbattimento degli standard e – soprattutto – il non giudizio verso gli altri. Perché siamo belli proprio in quanto “unici”, come ci ricordava non molto tempo fa sul palco dell’Ariston Drusilla Foer.
Body Positivity: le origini
La storia della Body Positivity parte dai favolosi e inquieti anni ’60. Le radici dell’ideologia sono infatti da ricercare nel 1967 con la nascita del movimento Fat Acceptance che, di pari passo con la prima ondata femminista, rifiuta l’immagine della donna basata su certi standard patriarcali e cerca di sensibilizzare le persone sul ruolo dei corpi grassi nella società.
Per un vero upgrade della conversazione sul tema dobbiamo fare però un salto temporale significativo. Approdiamo negli anni ’90 quando viene fondato il Body Positive Movement da due ragazze, Connie Sobczak ed Elizabeth Scott, con focus sui disturbi alimentari. Il ruolo del movimento è decisivo per lo sviluppo del discorso: si esce dai nineties con la consapevolezza che tutti i corpi sono validi e meritevoli di amore e rispetto. A prescindere dai canoni di bellezza.
Body Positivity: la storia recente
Arriviamo quindi ai primi anni 2000, quando il concetto inizia a diventare più pop e a interessare anche i primi brand di beauty. Per la prima volta viene portata sugli schermi e sulla carta stampata una nuova narrazione: “ama te stessa, ama le tue imperfezioni”.
Il concetto è ancora in fase embrionale e molto semplicistico (oltre che volto a fini commerciali) ma ha il merito indubbiamente di preparare il terreno all’abolizione dello stigma dinnanzi a un parterre più ampio. Di fatto finalmente si sta dicendo per la prima volta alle donne che “hey, il tuo corpo merita cure e amore anche se non è identico a quello di una top model!”. Ed è un punto cruciale per questa storia.
Eccoci quindi agli anni 2010-2011, quando nasce più o meno ufficialmente la Body Positivity, grazie a donne che hanno iniziato a postare contenuti social mostrando corpi ritenuti non conformi con l’hashtag omonimo. Il resto è storia dei giorni nostri, che si sta costruendo (in gran parte su Instagram e Tik Tok, ma non solo ovviamente) grazie alla diffusione di un’informazione sempre più capillare e accurata e al lavoro di tanti attivisti.
La Body Positivity nella moda oggi
Il mondo cambia, la moda – fortunatamente – risponde. O almeno inizia a farlo.
La piccola rivoluzione parte ovviamente dalle sfilate. Negli ultimi anni infatti abbiamo assistito a un cambio di marcia (è davvero il caso di dirlo!) su molte passerelle prestigiose, che hanno deciso di abbracciare i valori della Body e Diversity Positive.
I cast delle sfilate di diverse maison (specie quelle più giovani e desiderose di parlare alla Gen-Z) hanno iniziato ad essere costruiti su fisici, età e orientamenti differenti. Con il risultato di passerelle inclusive e davvero eterogenee, libere da molti dei costrutti e degli stereotipi a cui eravamo abituati.
Modelle come Ashley Graham, Winnie Harlow, Paloma Elsesser e la star della serie HBO Euphoria Hunter Schafer (attivista transgender), sono il simbolo di un cambiamento che ci piace. Sicuramente la strada da compiere è ancora molta, ma si sa che chi ben comincia è a metà dell’opera, no?
Il lavoro più grosso da fare però è di certo sui brand e su tutta la parte “commerciale” della faccenda: sono pochi i lookbook e gli e-commerce davvero inclusivi quando si parla di rappresentazione dei corpi. Per non parlare delle taglie effettivamente disponibili nei negozi (virtuali e non)!
Eppure molti nuovi marchi o grosse catene hanno iniziato un percorso interessante portando nuove proposte sul mercato. Qualcosa si sta smuovendo anche lì, prendiamone atto.
È lecito sperare perciò che il cambiamento Body Positive abbia ancora molte belle sorprese in serbo per noi!
Esempi di brand inclusivi
Quali sono dunque i brand che hanno deciso di abbracciare i valori inclusivi della Body Positivity?
Sulle passerelle non possiamo non nominare Valentino che a Parigi, in particolare con la sfilata haute couture dedicata alla bellezza femminile, ha mostrato un cast eterogeneo e ricco di unicità. Nonché una moda al servizio del corpo, e non viceversa.
Non solo, Pierpaolo Piccioli nell’ultima Milano Fashion Week ha sostenuto il progetto di Marco Rambaldi, giovane designer che più di chiunque altro rappresenta la Diversity Positive sulle passerelle.
Uscendo dalle logiche dell’alta moda, tra i colossi commerciali, non possiamo non menzionare H&M che negli ultimi anni ha compiuto grandi sforzi sia in chiave di rappresentazione e narrazione dei corpi che nelle proposte moda. Oppure Levi’s tra i primi a creare una linea dedicata anche a taglie plus. O ancora contenitori multibrand, come Zalando che presenta una sezione e selezioni ad hoc per tutte le silhouette, e 11 Honoré, primo sito di shopping inclusivo con focus sul lusso.
Tra i nomi meno noti troviamo invece brand emergenti con proposte innovative, sia nel ready to wear che nella lingerie e nell’activewear. È il caso del marchio di casa nostra FestaForesta, ma anche di progetti come Girlfriend Collective, CUUP o Universal Standard, che propongono un ampissimo range di taglie e vestibilità.
Curiosa di sbirciare da vicino? Ecco una selezione di pezzi pescati direttamente da brand Body Positive e con proposte per tutte le silhouette che ti farà impazzire!