Fashion culture

Dal Rosso Valentino al Rosa Sciaparelli: tutti i colori iconici della moda

Colori
27-12-2021
Sono tonalità inconfondibili, che identificano alcuni fra gli stilisti più celebri e i loro marchi. Ciascuna racchiude storie e desideri, ma soprattutto racconta di grandi passioni

La storia della moda è scandita da grandi rivoluzioni (pensiamo per esempio ai primi pantaloni e ai primi tailleur da donna, ma l’elenco è molto più lungo), abiti iconici, rotture di schemi, sfilate indimenticabili e letteralmente spettacolari. Ma anche dai colori. Certo, tutte le diverse cromie hanno e avranno sempre un ruolo di primo piano nell’universo fashion. Però qua ci riferiamo a quelle tonalità diventate granitici simboli di alcuni stilisti e dei rispettivi marchi. Spesso create dai couturier stessi, che così hanno raggiunto la perfetta espressione della loro poetica e della loro arte. Dietro ognuno di questi colori ci sono aneddoti, ricerche, desideri. Ti senti già ferrata in materia? Allora mettiti alla prova!

Il Rosa Schiaparelli

Elsa Schiaparelli, la rivale di Coco Chanel. E come madamoiselle Coco, una donna che ha lasciato un segno indelebile nella storia della moda. Il suo genio si è tradotto in estrosità e innovazione: pensiamo ai pullover effetto trompe-l’oeil, ai cappelli matti, alle collezioni a tema. Ma Elsa Schiaparelli è anche colei che ha inventato il rosa shocking. Una tonalità intensa e pura di rosa che vira verso il magenta. Così deciso, prepotente e acceso da… scioccare. Dopo lunghe ricerche, Elsa riuscì finalmente a raggiungere il risultato desiderato. Per il debutto di questa sua “creatura” – era il 1937 – non scelse un indumento, bensì un packaging: quello del profumo Shocking de Schiaparelli. Che catalizzò l’attenzione generale, e come avrebbe potuto essere altrimenti? Nel giro di poco tempo, Elsa rese questo colore il suo simbolo indiscusso. Una decisione pienamente rispettata dal Gruppo Tod’s, che ha rilevato il marchio della stilista romana nel 2006.

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Il Rosso Valentino

Intenso, brillante, per certi versi sfacciato. Un sapiente mix fra cadmio, carminio e porpora. Il Rosso Valentino da sempre è il simbolo indiscusso della maison, passano i decenni e continua a incantare tutti, senza eccezioni né distinzioni. Esprime alla perfezione l’idea che Valentino Garavani ha della moda, della sua potenza espressiva. Il Rosso Valentino è l’eleganza che cattura sguardi e non teme rivali. Com’è nato? Non è dato sapere quando e se la storia incontri la leggenda, ma pare che l’epifania risalga agli anni in cui Valentino era ancora uno studente. Si racconta che durante una rappresentazione lirica all’Opera di Barcellona rimase letteralmente folgorato da un abito di velluto rosso indossato da un’anziana signora. Studiò quel colore fino a trovarne l’interpretazione perfetta, per non lasciarlo mai più. Per Valentino, la bellezza del rosso può essere equiparata solo a quella del bianco e del nero.

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Il Greige

“Discreto, sofisticato e naturale”: con questi 3 aggettivi Giorgio Armani descrive il Greige, che da sempre identifica il marchio e spesso è stato condotto alle sue massime espressioni per mezzo di oufit monocromo. È una sua creazione; il risultato, come si deduce subito dal nome, dell’incontro fra il grigio e il beige. Estremamente versatile, può essere abbinato alle più svariate nuance e consente perciò di sperimentare sempre, ampliando gli orizzonti della creatività. Re Giorgio predilige le tonalità sobrie e, appunto, naturali. Che sono imprescindibili non soltanto per lo stile della maison, ma anche per concretizzare un altro elemento chiave della sua estetica: la fluidità della moda, che mira a cancellare le distinzioni di genere. E ancora, partendo dal presupposto che i colori influenzano gli stati d’animo, il celebre stilista ha trovato nel greige un perfetto generatore di tranquillità e serenità.

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Il Blu Balestra

Renato Balestra ha sempre amato il colore dei fiordalisi: “Mia madre mi racconta che fin da piccolo, se dovevo scegliere un oggetto, anche un abito, puntavo istintivamente su questo punto di blu”. Che, al di là dell’innegabile bellezza, per lui rappresenta “emozione e gioia”. Poi l’ha personalizzato, dopo aver fatto mille prove, e così è diventato la sua cifra stilistica. La prima apparizione in passerella risale agli anni Sessanta: si trattava di un abito a palloncino che conquistò grandi consensi. Il nome? “È stata la stampa, vedendo spesso questa tonalità presente nella mie sfilate, a definirla Blu Balestra”. Lui è orgoglioso di essere il "padre" di uno dei colori iconici e non ne fa certo un mistero. Anzi.

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L’arancione di Hermès

Il colore simbolo di Hermès è invece l’arancione. E la storia assai particolare. Correva l’anno 1945: tempi duri, la Seconda Guerra Mondiale stava per finire ma la situazione generale era a dir poco complessa. Émile-Maurice Hermès, nipote di Thierry, il fondatore della Maison, non riusciva in nessun modo a reperire le scatole beige che l’azienda di famiglia utilizzava per le confezioni. Si trovò fra le mani alcuni cartoni di un arancione piuttosto acceso ma raffinato e decise di utilizzare quelli. Nessuno, lui per primo, avrebbe immaginato che proprio quel colore avrebbe contribuito al successo del marchio, rendendolo riconoscibile in tutto il mondo. E naturalmente non ci riferiamo alle scatole e in generale agli imballaggi, ma all’intero universo Hermès: dai twilly ai mitici carrè, dalle iconiche Birkin agli outfit uomo e donna, dagli allestimenti delle boutique alle agende in pelle. Un arancio caldo, quasi terroso, che è diventato un insostituibile fil rouge.

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Il Grigio Dior

Non tutti lo sanno, ma nella prima metà degli anni Cinquanta Christian Dior scrisse Il Piccolo dizionario della moda, nel quale fra l’altro si legge: “Grigio, il più funzionale ed elegante dei colori neutri”. Questo è la cromia – in una sfumatura delicata e di gran classe - che non soltanto scelse per la leggendaria boutique di Avenue Montaigne a Parigi, ma che rappresenta la brand identity del suo impero. Una passione nata nell’infanzia e strettamente collegata alla villa di famiglia nella Bassa Normandia, grigia e rosa, che “ha influenzato – spiegò molto tempo dopo - il mio intero modo di vivere”.

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Il verde di Bottega Veneta

Forse non si può ancora definire un colore iconico, ma ha tutte le carte in regola per diventarlo: ci riferiamo a quel verde acido e brillante su cui Daniel Lee, direttore creativo di Bottega Veneta dal 2018, sta puntando con determinazione. Per gli indumenti ma anche per gli accessori, shopping bag in primis. In molti l’hanno definito il colore moda 2021, ma la sensazione è che no, proprio non finisce qua. Pare proprio che Lee ci abbia preso gusto, e lo stesso dicasi per tutti gli estimatori del brand vicentino. Un nuovo marchio di fabbrica sta entrando in scena.

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