Fashion culture

Giovani stilisti emergenti: 10 nomi da memorizzare

Giovani stilisti emergenti
22-08-2022
Hanno fatto il salto, creato i loro marchi. E si stanno imponendo sulla scena fashion grazie non soltanto alla loro creatività, ma anche alla determinazione con cui veicolano messaggi ben precisi. Nel nome di un'innovazione a 360 gradi.

Diventare stilista, entrare nel mondo della moda da protagonista: un sogno comune a molti. E sono in molti a provarci. Armati di creatività, matite e fogli da riempire. Ma anche voglia di cambiare qualcosa. L’impresa è tutt’altro che semplice. Non solo per l’inevitabile concorrenza; ma anche perché, nonostante le apparenze, questo settore è severo quanto esigente. Più di qualcuno deve scommettere sul nuovo talento. Devono farlo anche – forse soprattutto – gli utenti finali. Coloro che, al di là di lanci e sfilate, decidono di dare seguito e vita concreta alle idee. D’altra parte, le vere fashioniste sanno che i giovani stilisti emergenti vanno tenuti d’occhio e meritano la stessa attenzione riservata ai brand ormai consolidati.

Perché le piacevoli scoperte sono dietro l’angolo, e non soltanto da un punto di vista stilistico. Perché il futuro dell’industria moda è anche nelle mani degli astri nascenti, è una scommessa che passa dalla capacità di portare innovazione. Un'innovazione che esige - fra l'altro - di far rima con valori ben precisi. A cominciare dalla sostenibilità e dall'abbattimento degli stereotipi. Allora, ecco 10 nomi da memorizzare. E monitorare.  

Act N°1

È il brand fondato nel 2016 da Luca Lin, italo-cinese, e Galib Gassanoff, originario dell’Azerbaijan. Il nome indica il primo atto delle loro vite, l’inizio di una storia in continua evoluzione. Le principali fonti d’ispirazione di questa coppia di giovani stilisti emergenti sono i ricordi d’infanzia, le famiglie d’origine, le contaminazioni culturali ((espresse innanzi tutto dal loro stesso sodalizio) e l’arte pittorica antica, che si traducono in una moda fluida e anche mix stilistici di grande effetto.

Grande importanza viene data alla sostenibilità: i capi tendenzialmente sono timeless, quindi una sorta d’investimento anche nel lungo termine, e in molti casi realizzati con stock e rimanenze di tessuti. Lin e Gassanoff inoltre usano denim che non passa attraverso lavaggi chimici. Proprio il denim è uno dei loro marchi di riconoscimento insieme al tulle.

Una curiosità: Act N°1 è stato tra i brand scelti da Arisa per la sua esibizione al Festival di Sanremo 2022.

Conner Ives

Conner Ives è americano, ha 26 anni ed è stato tra i 9 finalisti dell’Lvmh Prize 2021. La svolta, per lui, è arrivata nel 202; quando, cioè, ha avuto la possibilità di fare uno stage presso Fenty, marchio creato da Rihanna in collaborazione proprio con Lvmh.

Oggi Conner Ives è a capo della label che porta il suo nome e conquista un numero crescente di celebs, tra cui Adwoa Aboah e Natalia Bryant. La sua moda è colorata, spesso caratterizzata da un’impronta sporty o, al contrario, da un’eleganza derivante dalla rivisitazione di grandi classici. Non manca una dose di sfrontatezza e sottile provocazione, testimoniata per esempio dalle iconiche t-shirt dei college americani trasformate in long dress.

Nel 2021 Conner ha creato un'intera capsule collection solo con tessuti riciclati: c'erano anche giacche e cappotti ricavati da coperte di pile.

Ambush

Non è un nuovo marchio, però… lo è. Ci spieghiamo: Verbal e Yoon l’hanno lanciato una decina di anni or sono, ma si trattava di un brand di gioielli. Poi c’è stata la virata verso l’abbigliamento e gli accessori, seguita dal debutto a Tokyo nel 2015 e dalla conquista del Premio Lvmh nel 2017. La prima volta in Italia è coincisa con la Milano Fashion Week 2022/2023.

Ambush è un’interessante concretizzazione della moda genderless e unisex, ma anche di quella sperimentazione che mira a catturare gli sguardi senza però far pagare uno scotto in termini di comodità. Essenziali e a volte quasi geometriche, di una contemporaneità che non di rado approda nel surreale, le proposte di Ambush sono anche stimolanti interpretazioni dello street style.  

Marco Rambaldi

Sempre più amato dalla Gen Z, Marco Rambaldi è nato nel 1990 a Bologna e a 24 anni ha debuttato alla MFW, catturando subito l’attenzione con la forza espressiva della sue creazioni. Che sono unite da un chiaro fil rouge: la fluidità. Una fluidità che amplia i propri orizzonti sottolineando il valore dell’individualità. Siamo tutti diversi e tutti uguali, alla moda il compito di dirlo forte e chiaro.

Via le etichette e gli stereotipi, basta catalogare e incasellare. Non se ne può più. E se per sottolineare il concetto occorre alzare il tiro in termini di originalità, anche percorrendo la strada dell'irriverenza, ben venga. Ecco, questa in sintesi la moda – l’idea – di Marco Rambaldi. Che, come altri giovani stilisti emergenti, dà un contribuito alla sostenibilità utilizzando di frequente tessuti “scartati” da altre aziende. Anche creando affascinanti patchwork.

Andrea Adamo

Crotonese, classe 1984, si è fatto le ossa lavorando per Elisabetta Franchi, Roberto Cavalli, Zuhair Murad, Dolce&Gabbana. Nel 2020, in piena emergenza sanitaria, ha creato il proprio marchio: Andreadamo. La principale cifra stilistica del giovane designer è la nudità, intesa come accettazione e coraggio di essere se stessi.

Il colore prediletto è quindi il nude, la maglieria – finora – l’ambito in cui si esprime con maggiore soddisfazione. Ma c’è da dire che, dalla prima alla quarta collezione, ha già notevolmente ampliato il suo raggio di azione. Tra le celebs che lo amano anche Elodie, Blanco e Dua Lipa.

Des Phemmes

Salvo Rizza (classe 1989) ha fondato il suo marchio Des Phemmes nel 2019, con il chiaro intento di celebrare le donne. Sono creazioni contemporanee ma anche senza tempo, che mirano a mandare un messaggio di positività: tutte le donne sono belle, tutte hanno il diritto di sentirsi tali.

Ispirandosi alle arti, fotografia e pittura in primis, Salvo Rizza combina pezzi basic con capi molto più elaborati e riccamente decorati. Oppure rilegge proprio gli indumenti più semplici, come le t-shirt e le canotte, dando loro un’inedita impronta sofisticata. Servendosi, per esempio, di strass e paillettes.

Johannes Warnke

Volumi maxi e morbidi, precisione sartoriale, chiare ispirazioni teatrali e dimensioni quasi oniriche: queste le caratteristiche della moda di Johannes Warnke, designer tedesco alla cui ascesa ha contribuito anche Lady Gaga, che ne apprezza parecchio lo stile.

Le creazioni di Johannes Warnke di certo non passano inosservate, anzi puntano esplicitamente a stupire. Però bisogna sottolineare anche la sua grande attenzione per l’ecosostenibilità, che del resto lo accomuna - ormai è chiaro - alla maggiore parte dei giovani stilisti emergenti. Sceglie tessuti e procedure ecologici, a cominciare dalla seta cruelty free tinta a mano.

Vitelli

Knitwear brand creato da Mauro Simionato, ha una peculiarità determinante: lavora soltanto con gli scarti dell’industria della maglieria. Perché della maglieria punta a cambiare i connotati, nel segno del reloaded e di un’innovazione responsabile.

Dal punto di vista stilistico, le principali fonti d’ispirazioni sono la musica psichedelica e la controcultura post-hippie degli anni Settanta e Ottanta, che aveva nel club Cosmic sulla riviera adriatica il suo punto di riferimento. Il team di Vitelli si è auto-attribuita una definizione che la dice lunga: "collettivo di artigiani".

Alfredo Cortese

Un percorso decisamente insolito, quello di Alfredo Cortese: si è laureato in Chimica, avvicinandosi poi al mondo della moda grazie alla sua passione per la fotografia. Ha lavorato nel team di comunicazione di N°21, il brand di Alessandro Dell’Acqua, quindi ha deciso di creare un proprio marchio.

Dell’Acqua l’ha sostenuto, anche incaricandolo di disegnare una capsule collection per la P/E di N°21, e nel frattempo è nato AC9. Che ha debuttato nel corso dell’ultima fashion week milanese. Quella di Alfredo Cortese, come lui stesso ha spiegato, è una donna forte e che dà grande importanza al modo di vestire, ma allo stesso tempo non intende mascherarsi. Vestirsi, non travestirsi. Anche lui considera prioritaria la sostenibilità e utilizza materiali riciclati, per esempio il satin ricavato dalle bottiglie usate.

Alessandro Vigilante

Dopo aver lavorato per alcuni dei blasonati marchi italiani, tra cui Gucci e, Dolce&Gabbana e Philosophy di Lorenzo Serafini, nel 2021 Alessandro Vigilante ha lanciato il proprio brand. Lui è anche un ex ballerino professionista, e la danza - quanto a ispirazione - è il motore della sua moda.

Una moda essenziale, anche minimalista, e al contempo dinamica e sensuale. Inclusiva: lo scorso settembre, per il suo debutto alla Milano Fashion Week, ha mandato in passerella una modella di colore, una modella curvy ma anche uomini e donne praticamente di ogni età, etnia, bodyshape.

Alessandro è senza dubbio tra i giovani stilisti emergenti che hanno contribuito al successo della tendenza cut out; i “tagli” contraddistinguono molte delle sue creazioni, come l’effetto second skin. Anche nel suo caso, c’è da fare l’importante precisazione: utilizza principalmente tessuti sostenibili.

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