Parigi, 24 – 27 gennaio 2022. Le luci si riaccendono sulla Couture, pregna di tutto il suo fascino e con le mille metafore e allegorie sottotraccia da scovare in collezioni che – di fatto – sono autentiche opere d’arte. E lo fa attraverso sfilate (fisiche) intense e capaci di (ri)emozionarci, rese possibili da mani operose e molto sapienti (pensiamo a tutte le ricamatrici, i modellisti e le sarte che hanno lavorato alla PFW).
Perché si sa: l’Haute Couture può permettersi di sganciarsi da tutte le rigide e frenetiche logiche della produzione stagionale di serie e concentrarsi così sul capitale artistico e culturale che di fatto la moda deve essere (e ancora è!).
Perciò sì, all’ombra della Tour Eiffel va in scena una Haute Couture che urla forte e chiaro - a chi da tempo le tastava il polso dandola per spacciata - che non solo ha ancora senso di essere, ma che senza dubbio può avere ancora un ruolo chiave nel rappresentare la parte più alta di un’arte che va molto oltre marketing e trend. Come? Nel 2022 l’Alta Moda si stacca dal solito immaginario fatto di lusso sfrenato e materiali sontuosi e mostra un volto più sobrio e intenso, velato a tratti da una leggera inquietudine, specchio del momento storico che stiamo vivendo.
E a tal proposito veniamo al dunque, partendo come d’abitudine proprio dalle assenze eccellenti, Armani Privé in primis. D’altronde Re Giorgio aveva tenuto il punto sul ruolo della moda all’interno della pandemia globale fin da subito, mettendo davanti a tutto la sicurezza e rinunciando anche alla MFW maschile appena conclusa. Ebbene, come non sarà sfuggito ai più, a Parigi non è stato il solo.
Impossibile non menzionare infatti l’altro grande nome non presente nel calendario fisico: Maison Margiela, che ha preferito concentrare le proprie energie sull’omonima mostra cittadina (che ha narrato il Marchio presso la Fondazione Lafayette Anticipations fino al 2 gennaio scorso).
Per il resto l’Haute Couture parigina PE 2022 è stata un sobrio susseguirsi di nomi al vertice, un viavai in front row di celeb (su tutti ha di certo tenuto banco sui social la coppia Kanye West e Julia Fox) e – soprattutto - un turbinio di fashion show da mozzare il fiato.
Se ti sei persa qualcosa seguici: ecco il doveroso punto sulle sfilate più rappresentative appena viste in passerella.
Schiaparelli
Apre le danze la Schiaparelli che, attraverso la visione di Daniel Roseberry (acuto direttore artistico della Maison), porta in scena un misticismo che incontra la scienza empirica.
Al Petit Palais Schiaparelli – dopo tanto surrealismo – ci mostra il volto sacro di creazioni couture preziosissime esaltate da elementi come croci, aureole e lacrime che rigano i volti delle modelle. Il tutto ovviamente inserito in abiti scultorei e con volumi studiatissimi, tesi ad esaltare la silhouette della donna. Come da ormai ben nota cifra stilistica della celebre Casa di Moda del resto.
E poi c’è la scienza, lo abbiamo detto, portata in scena con chiari riferimenti allo spazio o all’anatomia umana (cervello compreso). Come sempre in questo senso gli accessori in oro diventano chiave espressiva importantissima: unghie metalliche così come gioielli e decorazioni che rappresentano occhi, orecchie o nasi si fondono al sacro e all’astronomia, mostrandoci in una sola volta terreno e ultraterreno.
Christian Dior
Maria Grazia Chiuri per Dior mostra da subito un’intenzione ambiziosa e affascinante: portare in passerella una collezione che punti alla semplicità come sofisticato strumento d’arte per tornare alle origini, a fondamenta solide e a una vera speranza per il domani. In particolare l’Atelier ritorna al centro della conversazione, attraverso l’esaltazione del lavoro artigianale e i gesti lenti e precisi trasposti quasi a coreografia.
L’Alta Moda Dior Primavera Estate 2022 è una collezione pensata e orchestrata in bianco e nero - con pochissimi accenti lievi di cromie differenti (sempre neutre, come i greige e i beige) - che prende vita sui corpi delle modelle quasi per osmosi dal sapere esecutivo e sartoriale degli addetti ai lavori. Ecco dunque sfilare capi caratterizzati da una pulizia delle linee che potremmo definire estrema (pensiamo in particolare ai completi più classici composti da giacca e gonna o pantalone), sapientemente mescolati a lunghi abiti eterei e preziosi che lasciano senza fiato nella loro raffinata (e mai scontata) semplicità.
Chanel
Che Charlotte Casiraghi, da tempo volto della Maison, sarebbe stata protagonista della stilata Haute Couture Chanel PE 2022 era nell’aria. Ma di certo nessuno si aspettava lo spettacolo a cui Virginie Viard ci stava preparando attraverso un sapiente lavoro di teasing svolto con l’artista Xavier Veilhan!
Immagina la scena. Le porte del Grand Palais Éphémère si spalancano ed ecco che la Principessa entra sul suo destriero, con tanto di stivali e cap d’ordinanza (ma con un meraviglioso giacchino in tweed con bottoni gioiello!), ad attraversare la passerella al trotto. Tutto bellissimo.
Ma se non ci lasciamo distrarre troppo da questa sorpresa così altamente scenografica, cosa possiamo dire di aver trovato nello show targato Chanel?
Quel che è certo è che anche per Viard il “dunque” è da ricercarsi nel “ritorno alle fondamenta”. Ed è così che portiamo a casa le sensazioni lasciate da una collezione leggera, costruita su velleità sartoriali d’altissima scuola e che vuole omaggiare gli anni Venti.
E quindi ecco tornare sulla catwalk slipdress con ricami preziosi, completi in tweed, tubini bouclé, stampe leggere e spacchi generosi. E poi balze, frange, dettagli gioiello (come i bottoni del giacchino indossato da Charlotte Casiraghi) e tessuti impalpabili per interessanti giochi di vedo-non-vedo e trasparenze. Un inno alla femminilità insomma, in creazioni che sono una gioia per occhi e spirito e fanno venire voglia di tornare a una certa eleganza ladylike, rappresentante dello zeitgeist d’altri tempi.
Valentino
Anatomy of Couture, letteralmente l’anatomia dell’Alta Moda, è la visione portata in scena da Pierpaolo Piccioli per Valentino.
Una Hute Couture PE, quella della Maison, fortemente influenzata e abilmente orchestrata dal suo direttore creativo, che mette moltissimo del suo “essere” in questa collezione spettacolare e altamente concettuale.
Il nucleo di tutto? Si trova racchiuso proprio nella scelta di rappresentare l’anatomia della Moda così come della bellezza. Il corpo della donna è la base di tutto: è lui la tela bianca su cui costruire l’abito, non il contrario.
Ed è così che Piccioli (ri)pensa e (ri)legge i corpi, mettendoli alla base di una collezione che vuole innanzitutto celebrare il bello dell’unicità. Perché sì, gli abiti portati in scena – long e mini dresses su misura dai volumi messi a punto con precisione certosina, dai tessuti pregiati o dai dettagli sensualissimi – sono certamente “per poche elette” ma colgono nel segno richiamando sentimenti corali di inclusione e body-positive. Che poi dovrebbe essere quanto di più scontato per il sartoriale, se ben ci pensiamo!
Ebbene, questo il focus di uno show che, insieme alle creazioni, ha pensato attentamente anche alla scelta del cast (eterogeneo e magnificamente valorizzato).
Infine una nota a margine, che proprio marginale forse però non è. Ogni concetto esposto da Piccioli passa sempre attraverso le fibre dell’estetica ricercata e iper-femminile del fondatore del marchio e Maestro, Valentino Garavani. Il che garantisce ad ogni pezzo un’inconfondibile cifra stilistica sempre coerente.
Fendi
Kim Jones, alla guida creativa della linea femminile della Casa di Moda romana Fendi, non ha dubbi: la Grande Bellezza è da ricercare nel classico e – soprattutto – in Roma.
Nulla è meglio della Città Eterna che - attraverso le magnificenze di un’epoca antica e la potenza della storia - va in scena su abiti che sembrano voler trasformare le donne in icone per cui il tempo si è fermato, in autentiche eroine. Così come sembra voler testimoniare la presenza di una favolosa Mariacarla Boscono che percorre la passerella come una matrona del 500 a.C., con determinazione e grande fierezza.
Tuniche, drappeggi, stole e statue classiche dipinte a mano su tessuti sontuosi, sono la base di una collezione che vuole celebrare e omaggiare una città da cui ci arriva molto del nostro senso estetico e della nostra cultura. E lo fa attraverso un’eleganza, una pulizia delle linee e una tavolozza colori rinnovata (su bianchi e blu con sferzate di rosso acceso e viola intenso), che ne fanno una rappresentazione davvero contemporanea e molto intrigante. Capace di riportarci a un (vero) lusso fatto di semplicità.