Gli scandali nel mondo della moda hanno fatto versare fiumi d’inchiostro e trovato eco in tv, alla radio. Ovunque. In molti casi è passato parecchio tempo, eppure la memoria resta indelebile. Anche questa è storia. E se non di rado lo scalpore ha contribuito a rafforzare le icone, altre volte si è tradotto in un’ombra che ha profondamente offuscato le stelle. Sei pronta per questo viaggio nel tempo?
Stella Tennant e il micro bikini Chanel
Collezione couture Chanel Autunno Inverno 1994/1995. In passerella appare Stella Tennant, allora già supermodella nonché musa di Karl Lagerfeld. Indossa un microbikini logato che lascia tutti a bocca aperta per la sua sfrontatezza. Ma gli scandali sono due, perché fa parecchio discutere – per giorni e giorni – anche l’eccessiva magrezza di Stella. Resta il fatto che lei è diventata un’icona. Il bikini pure.
Una torta in faccia per Anna Wintour
Anna Wintour, storica direttrice di Vogue America. Una donna celebre e potente. Molti scrivono di lei che è anche “temutissima”. Sarà vero per molti, ma evidentemente non per gli attivisti della Peta, nota associazione animalista. Era l’ottobre del 2005, la Wintour si trovava a Parigi, nell’atrio del Carrousel del Louvre; aspettava di assistere alla sfilata di Chanel. A un tratto, una giovane si è avvicinata e le ha stampato una torta in faccia, per poi darsela a gambe. Motivo di tale gesto? La grande passione della giornalista per le pellicce. In ogni caso, lei è rimasta impassibile come sempre. I suoi assistenti l’hanno “soccorsa” e dopo qualche minuto è riapparsa in pubblico, col trucco nuovamente perfetto. Come se non fosse successo niente. Non ha neppure sprecato un commento.
Kate Moss e la sigaretta della discordia
Kate Moss che sfila fumando voluttuosamente una sigaretta: un’altra immagine che ha conquistato un posto fra gli scandali della moda. E che si colloca nella Corte Quadrata del Louvre. L’occasione era il lancio della collezione Autunno Inverno 2011-2012 di Louis Vuitton. Marc Jacobs, allora direttivo creativo della maison, voleva in quel modo celebrare la libertà d’espressione e al contempo la femme fatale, come avrebbe spiegato in un secondo momento. Però l’idea si è rivelata tutt’altro che vincente, anche perché in quello stesso giorno la Gran Bretagna celebrava il No smoking day. Più in generale, tutte le associazioni anti tabacco hanno levato un forte grido di protesta, accusando Kate di incitare i giovani (e non solo) al vizio. Insomma: più che con Jacobs e il brand, se la sono presa con lei.
Gli insulti antisemiti di John Galliano
Nella lista degli scandali figura anche il nome di John Galliano. Tutti lo associano al binomio genio e sregolatezza, il suo talento e la potenza del suo estro creativo sono sempre stati indiscutibili. Ma proprio quando è arrivato alla vetta, cioè negli anni in cui ha ricoperto il ruolo di direttore creativo di Dior, è caduto pesantemente. I fatti risalgono al periodo compreso fra la fine del 2010 e l’inizio del 2011. Galliano è stato accusato da più persone di aver pronunciato insulti razzisti e antisemiti nei loro confronti; a stretto giro è apparso un video in cui lo stilista britannico dichiara “I love Hitler”. Brutta faccenda.
La maison francese l’ha licenziato in tronco, il Tribunale di Parigi l’ha condannato a 6mila euro di multa con la condizionale. “Ho una dipendenza – ha detto in aula Galliano - sono un alcolista e un tossicodipendente in recupero. Non sono un razzista”. Dopo di che, è scomparso dalla circolazione. La riabilitazione è durata 2 anni. Alla fine del percorso, lui si è definito “un sopravvissuto”. Oggi è direttore creativo di Maison Margiela.
L’incursione dell’uomo nudo in passerella
Giugno 2013, primo giorno della Fashion Week milanese. Al termine della sfilata per la collezione P/E di Dolce&Gabbana, subito dopo i saluti dei due stilisti, un uomo si è completamente spogliato e ha attraversato la passerella correndo. Gli addetti al servizio di sicurezza sono intervenuti subito, raggiungendolo e portandolo via. Il bello è che nessuno ha mai saputo la ragione di questo colpo di testa. Però l’uomo aveva la parola Love scritta sul petto. Qualcuno ha pensato si trattasse di una trovata ad hoc, tuttavia l'ipotesi è apparsa subito poco plausibile. E allora? Mero esibizionismo da parte del tizio in questione?
Balenciaga, Madia&Ramy e le modelle maltrattate
Marzo 2017, Paris Fashion Week: la miccia che ha fatto scoppiare lo scandalo è stato un post pubblicato su Instagram da James Scully. “Sono deluso – ha scritto il noto direttore di casting - di arrivare a Parigi e venire a sapere che i soliti noti sono alle prese con gli stessi trucchetti”. Poi ha continuato, definendosi “molto disturbato” e riferendo di aver appreso da alcune ragazze “che al casting di Madia&Ramy per Balenciaga più di 150 modelle sono state costrette ad attendere per oltre 3 ore nella tromba delle scale”. Pare anche, secondo il racconto di Scully, che il duo sia uscito per pranzare, chiudendo la porta a chiave e lasciando le malcapitate al buio, “con la sola luce dei cellulari”. Dopo aver licenziato Madia & Ramy, Balenciaga ha chiesto pubblicamente scusa. Anche alle agenzie delle modelle coinvolte nell’amaro episodio.
Dolce e Gabbana: la Cina non perdona quei video
Risale al novembre 2018 uno degli scandali più noti e bollenti. Domenico Dolce e Stefano Gabbana erano alle prese con la preparazione di un’importante sfilata a Shanghai; per il lancio, hanno deciso di realizzare dei video che mostrano una modella cinese assaggiare per la prima volta specialità nostrane come la pizza, gli spaghetti e il cannolo. La fanciulla si serve di bacchette e appare in evidente difficoltà, il tutto è arricchito con una serie di stereotipi riguardanti la Cina. Ebbene, si è scatenata la bufera.
I video sono stati bollati come razzisti e offensivi, nonché frutto di grande ignoranza. Il profilo Instagram di Gabbana è diventato bersaglio di un flusso ininterrotto di critiche. La sfilata a Shangai è stata annullata dal governo cinese e, cosa ancora più grave, tutti gli e-commerce cinesi hanno estromesso il brand. I due stilisti siciliani si sono scusati per quei video. Con sincerità, evidente mortificazione. Tristezza. Ma non è bastato.