8 marzo. Non è solo la giornata internazionale della donna, ma anche il giorno in cui i riflettori si spengono in modo definitivo su questo fashion month dedicato al womenswear targato fall winter 2022. Ebbene sì, con Parigi si chiude questa lunga maratona di alta moda iniziata a New York e proseguita con le tappe storiche di Londra e Milano. E ovviamente - esattamente come fatto nelle occasioni precedenti - noi siamo qui proprio per raccontare come sono andate le cose nel corso di quest’ultima 5 giorni vissuta all’ombra della Tour Eiffel!
Partiamo dal calendario, ovvero dallo schedule della Fédération de la Haute Couture et de la Mode, che fin da subito si è fatto portatore di buone nuove: un po’ come successo a Milano, la PFW22 torna a godere di ben 45 show in presenza, con solo una piccola quota di digitale in programma. E considerata la portata dei nomi dei big che hanno deciso di fare ritorno sulle passerelle dal vivo – Louis Vuitton, Dior e Chanel, solo per citarne alcuni! – l’entusiasmo “pre-fashion week” è decisamente più che giustificato.
Ma in calendario non si trovano solo grandi maison a stuzzicare gli animi e la curiosità di tutti. Tanta attesa infatti si è fatta sentire anche per ritorni e debutti d’eccezione, in primis per la label fondata dalle sorelle Olsen, The Row, che calca nuovamente le passerelle dopo una lunga assenza. Good vibes poi anche per il nuovo Vetements - aka Vtmnts – la cui guida creativa è assegnata in esclusiva a Guram Gvasalia (fratello di Demna, in Balenciaga).
Off-schedule solo Celine, con Heidi Slimane che decide di presentare la collezione “a parte” esattamente come fatto per la spring summer precedente, mentre grandi assenti restano Lacoste e Mugler. Ancora non pervenuta (ahinoi!) infine è Phoebe Philo, la cui presentazione del nuovo attesissimo brand continua a rimanere un’incognita.
Ma, bando alle chiacchiere, addentriamoci nella fashion week parigina e scopriamo insieme le sfilate più belle di questa edizione, vissuta purtroppo in un tragico momento storico internazionale che non poteva che riecheggiare anche sulle passerelle.
Off-White
Virgil Abloh è ancora tra noi, in questa fashion week come tra le idee di tutti coloro che la moda la amano davvero, e apre la settimana parigina con una sfilata tributo quale presentazione di una collezione postuma (disegnata da Virgil e terminata dal suo team). Un ultimo lavoro che suona un po’ come un lascito, una sorta di heritage del genio creativo e poliedrico che era Abloh (designer, architetto, DJ e chi più ne ha più ne metta) dal quale attingere a piene mani per un futuro tutto da immaginare e costruire. Va in scena quindi – proprio a conclusione della prima giornata – Off-White, in un fashion show sospeso tra il sogno e la realtà che si dipana nel segno di un sottotesto molto preciso: “Question everything”.
Il lavoro portato in passerella appare come un continuum delle creazioni viste negli ultimi anni, attraverso una collezione che vuole certamente rompere gli schemi. Ma con un certo stile!
Sulla catwalk si alternano dunque giochi di opposti, per i quali è evidente non esserci più un senso nel parlare di genere, razza o status quo, ma che rimarcano con una certa decisione i concetti di unicità e individualità.
Tagli rivisitati, texture ricontestualizzate e slogan urlati - sulle bandiere come sulle maxi-bag - divengono protagonisti, oltre che autentici messaggeri. Così come tutti gli elementi rimescolati in modo sapiente in giochi di styling unici, come i blazer oversize o i bomber portati sopra long dresses in tulle scintillante, abiti da sposa vaporosi sfoggiati con tacchi in mano e sneakers ai piedi, maxi collane usate come top e lingerie portata sopra alla t-shirt.
Dior
Giorno 2 della Paris fashion week. Ecco che Maria Grazia Chiuri porta in scena per Dior uno show nel quale si fondono sartoriale, dna della maison e il tema della centralità della donna (sostenuto dalle opere di carattere femminista dell’artista bresciana Mariella Bettineschi che “avvolgono” il defilè).
Ma non è tutto perché in questo mescolarsi di tematiche spunta anche una collab che risuona come qualcosa di particolarmente innovativo: quella con D-Air Lab, che vede unirsi tecnologia e moda per proteggere la donna del futuro.
Tornano quindi in passerella la celebre bar jacket, il broccato, i trench, gli abiti stile impero tanto cari a Chiuri e molto sartoriale. Ma il tutto si arricchisce di note contemporanee, attraverso il colore, i giochi di sovrapposizione con mix di pattern e i capi rivisitati in chiave “protezione” con D-Air Lab, come i corsetti e i coprispalle.
La chicca che ci piace? Le scarpe con tacco in materiale tecnico e portate con calzettone a contrasto, che confermano in pochi dettagli la fusione di passato e futuro.
Saint Laurent
Occhi puntati su Anthony Vaccarello, che presenta una donna Saint Laurent sensuale, ribelle e tremendamente “parisienne” (sebbene sia ispirata a una musa britannica e parigina d’adozione). A rivivere in passerella è infatti l’estetica della scrittrice e poetessa anarchica Nancy Cundard, ereditiera dagli alti ideali che dedicò gran parte della sua vita privilegiata a lottare contro il razzismo e il fascismo.
Va in scena dunque una collezione che cerca di racchiudere tutto ciò che ha ispirato e influenzato la poetessa: dall’arte, alle passioni alla Parigi dei primi decenni del ‘900 (che incrocia quella contemporanea in modo tutt’altro che borghese e convenzionale).
Fondamentale assoluto su cui poggia l’intero lavoro di Vaccarello è la giacca, completamente decontestualizzata rispetto a qualsiasi logica temporale. La giacca in pelle resta dunque ancora una volta l’elemento chiave della narrazione di Saint Laurent, portata in scena per l’autunno inverno 2022 in veste biker (come indossata speso e volentieri da Cundard stessa), ma ritroviamo anche blazer boxy strutturati con spalline bold e rivisitazioni del giubbotto da motociclista in materiali diversi, come la pelliccia.
Il capospalla è insomma onnipresente e si muove su linee scivolate e tinte neutre, come i raffinatissimi long dresses in maglina o gli abiti in seta. A chiudere molti dei look sono infine i bijoux - come gli orecchini “a bottone” o le interminabili file di bracciali rigidi - dettagli immancabili nell’estetica di Nancy Cundard.
Balenciaga
Lo dicevamo in apertura: la drammatica situazione internazionale non poteva che riecheggiare anche tra le passerelle della PFW22. Ebbene, ci ha pensato Demna Gvasalia a portare sulla catwalk Balenciaga un vero e proprio atto di denuncia contro la guerra, partendo dal suo vissuto personale di rifugiato georgiano. E, facendolo, ricorda al mondo quanto la moda abbia una rilevanza spesso sottovalutata nel prendere posizioni, nonché una responsabilità specifica nel farsi portavoce di ideali. Proprio come l’arte in generale.
La narrazione è quella della fuga dal conflitto e dalla paura, attraverso modelle e modelli che, vestiti di bianco e nero – invece di muoversi disinvolti su una passerella che fa da palcoscenico a un classico fashion-show – sfidano la tormenta con passo incerto e faticoso, portando con sé la propria vita racchiusa in sacche improvvisate. Proprio come profughi che fuggono dalla guerra, ai quali si vuole fare un tributo rappresentandone coraggio e resilienza.
L’ambiente è rappresentato in uno spazio circolare chiuso con un vetro e con la terribile bufera ricreata con l’ausilio di neve artificiale.
I capi mostrano il loro lato più essenziale, attraverso linee pulitissime che si muovono prevalentemente tra il bianco e il nero. Silhouette aderentissime o tagli marcatamente over contrastano, esattamente come le (quasi) uniche due cromie utilizzate, che cedono il passo in modo solenne soltanto alle uscite conclusive della sfilata, che rivelano le nuances della bandiera ucraina.
Valentino
“È stata una settimana difficile. È un momento difficile. Abbiamo reagito nell’unico modo che conosciamo: lavorando. Abbiamo reagito non lasciandoci paralizzare dalla paura della guerra. Cercando di ricordare che il privilegio della nostra libertà ora è più grande che mai. Il nostro pensiero va a chi soffre. Ti vediamo. Ti sentiamo. E noi ti amiamo. Perché l’amore è la risposta, sempre”. È con queste parole che Pierpaolo Piccioli apre la sfilata Valentino e -contemporaneamente – fa eco allo show di Gvasalia con un altro segnale importante di denuncia contro la guerra Russia-Ucraina da parte del fashion system.
Va così in scena una collezione che lascia letteralmente senza fiato e in cui il protagonista assoluto è il colore dell’amore. Si tratta del PP Pink, un rosa squillante e pieno, carico di good vibes creato appositamente da Piccioli e Pantone Color Institute.
Tutto il set è dunque inondato da questa nuance sexy, audace, ribelle e piacevolmente vibrante, così come i look dei modelli che calcano la scena.
Giochi di volumi, consistenze che spaziano tra il morbido e velato e il geometrico e strutturato e materiali che indugiano tra pizzi e voile fluttuanti e tessuti più rigidi e pieni, creano contrasti e movimenti inaspettati su una sfilata che si svolge – come un magistrale esercizio di stile - in quasi assoluta monocromia. Il PP Pink viene infatti interrotto solamente da lampi neri - simbolo di una dualità tra bene e male e maschile e femminile - con uscite total black che creano nell’insieme un impatto visivo grafico di grandissimo effetto.
Louis Vuitton
Nella penultima giornata di fashion week parigina va in scena, nella meravigliosa cornice del Musée D’Orsay, un doppio spettacolo: quello del defilè Louis Vuitton e quello delle opere d’arte che ne segnano il percorso.
Come da aspettative, apre lo show la super modella Ho-yeon Jung - star del fenomeno Netflix Squid Game - ambasciatrice e volto del brand.
La collezione autunno inverno 2022 di Nicolas Ghesquière è un viaggio negli anni della giovinezza, tra i quali il designer indaga passando attraverso le differenti fasi che portano alla crescita e alla formazione della persona.
Tutto può ancora accadere, è in continua evoluzione, e quindi è concesso provare, sperimentare e persino giocare per imparare, formarsi e realizzare i propri desideri. E così vanno in scena autentici mix sperimentali, look che sembrano usciti dalla camera di mamma e papà, con oversize e mannish che si mescolano a t-shirt coloratissime, dettagli sorprendenti e stralci di pattern divertenti.
Il dettaglio che ci piace? Le magliette printed – di quelle con la stampa del proprio idolo del cuore, come nella migliore delle versioni teen – che Ghesquière interpreta con i ritratti di David Sims, fotografo fashion icona dei primi anni 2000.
Chanel
Ci siamo, è l’8 marzo e anche la settimana della moda parigina sta per giungere al termine. Ma si chiude col botto, perché i riflettori si accendono sulla sfilata di Chanel!
Ebbene, quella che ci ha preparato Virginie Viard per il ready to wear autunno inverno 2022 è un’autentica ode al tweed, il tessuto più amato da Gabrielle Coco Chanel e simbolo della maison, che viene proposto sulla passerella davvero in mille e una versione.
Possiamo dire che defilè è quindi un infinito omaggio al dna Chanel e alla sua storia, ma è anche un inno a quella Swinging London che ha disinnescato trend eterni. Un pizzico di stile preppy e molto sixties mood fanno dunque da sfondo a lungo excursus di tailleur, cappottini, giacche e mini dresses realizzati in lana bouclé, tweed e intrecci di consistenze e pattern differenti (trai quali trionfa indubbiamente il motivo check!).
Il tutto condito da un sapiente uso degli accessori: Viard ripesca infatti foulard da annodare al collo, reinventa lo stivale in gomma in chiave raffinata e propone i collant bouclé in sfiziosi candy colors che – ci scommettiamo – si imporranno di certo tra i macro trend più desiderati per il prossimo inverno!
Miu Miu
Ed eccoci al gran finale: che si accendano le luci sullo show targato Miu Miu!
E in effetti il momento si è presentato caldissimo, perché dopo il lancio di un look divenuto già iconico (ndr, quello della mini Y2K con vita bassissima + crop-pull che abbiamo visto utilizzare praticamente da tutti gli stylist negli ultimi mesi), ci si chiedeva febbrilmente cosa avrebbe sfornato il brand young di Miuccia Prada.
Le premesse erano arrivate dalle bacheche social, sulle quali abbiamo visto comparire prima della sfilata due post con animazione grafica di una mano mostruosa (che pare fatta con la plastilina e uscita da un film di Tim Burton) che sbriciola fiori e cammina con le dita su mattonelle colorate. Il featuring è con gli artisti Nathalie Djurberg e Hans Berg e offre una preview giocosa ma piuttosto gotica di ciò che Miuccia aveva in mente per questa collezione.
E in effetti lo show porta sulla catwalk una specie di perdita dell’età dell’innocenza, con luci basse, musica techno e atmosfera dal sapore dark. Il mistero della mano sul feed Instagram è dunque presto svelato: la sfilata vuole essere una rappresentazione dei nostri “mostri nascosti”, come le paure più profonde e i desideri inconfessabili.
Ed è così che la mitica mini – rigorosamente sforbiciata come Miuccia vuole, svelata da maxi coat e con tanto lingerie logata in bella vista, ennesimo omaggio ai primi 2000 – torna in scena, ma lo fa in un’escalation di mood che parte dalla rivisitazione del più innocente e candido completino stile tennis e arriva a rappresentazioni gotiche con richiami tomboy per completi giocati in pelle e colli fur.