Vanno in scena le collezioni Primavera Estate 2024 della Paris Haute Couture. Va in scena l’Alta Moda, con il suo lusso e i suoi sfarzi. A ricordarci quali vette possa raggiungere la moda stessa, di quanto e come possa rispecchiare il concetto di arte. Arte e artigianalità, opere mirabili dietro le quali si celano infinite ore di certosino lavoro. Ma è “solo” questo, l’Alta Moda?
No. È anche libertà. I designer possono dispiegare le ali, senza farsi condizionare dal marketing, dalle vendite e dalla definizione dei nuovi trend. Ma l’Alta Moda è anche un’altra cosa importante, ormai. Espressione della società contemporanea, delle sue inquietudini e delle sue aspirazioni. Del nostro sentire. Delle nostre desiderata. È un tempo di trasformazioni, questo. E ciò che vediamo sulle passerelle, lo dimostra bene. Le mannequin passano davanti ai nostri occhi e non possiamo fare a meno di emozionarci. Non solo per la bellezza. Ma anche per le cose che ci dicono, sia pur senza aprir bocca. E che ci rispecchiano.
Schiaparelli
A inaugurare le sfilate della Paris Haute Couture Primavera Estate 2024 sono le creazioni di Daniel Roseberry per Schiaparelli. E subito veniamo trasportati in un pianeta che non c’è. Appartenente a un futuro immaginario dove tutto – in fatto di abiti – è volutamente esagerato: volumi, misure, proporzioni, decorazioni. L’ispirazione arriva dritta da Marte, l’intento è quello di omaggiare la grande curiosità di Elsa Schiaparelli e la capacità di esplorare lo spirito umano.
In passarella appaiono dunque modelle che s’impongono di essere quasi robotiche; che ostentano spalline impossibili, maniche rigide, bustini scultorei. Linee che lievitano, sfidando la forza di gravità, e applicazioni che sembrano bulloni. Il surrealismo di Elsa ritorna in vita per uno spettacolo denso di suggestioni.
Dior
Maria Grazia Chiuri trae ispirazione da La Cigale, iconico – nonché scultoreo – abito in moiré disegnato da monsieur Dior nel 1952, e lo reinterpreta alleggerendolo e tingendolo di rosso cardinale. Poi fa ancora appello all’heritage della maison e reinventa il vaporoso abito Mexique del ’51, come il classico trench.
Usa tessuti semplici ma anche preziosi, punta sulle decorazioni dal sapore retrò. Che poi il sapore retrò, a dirla tutta, contraddistingue l’intera collezione. Un’eleganza e una raffinatezza che fanno rima anche con gonne voluminose, bustier, scolli a V, drappeggi. Con qualche concessione alle trasparenze, assolutamente virali in questo momento storico.
Chanel
La sfilata Chanel Primavera Estate 2024 per la Paris Haute Couture, invece, riprende gli stilemi tipici della danza classica. Un mondo, del resto, che ha sempre esercitato potente fascino sulla maison. Virginie Viard porta dunque in passerella i tessuti candidi, i collant coprenti, la gonne in tulle. Il rosa tenue, i delicati ricami e i più raffinati giochi di vedo non vedo.
Porta in scena il leggendario tweed, non avrebbe potuto essere altrimenti. E poi compaiono anche le decorazioni sparkling, fatte di strass e piccole perle, che diventano perfetti valori aggiunti per questi abiti che sembrano arrivare dalle favole.
Giorgio Armani Privé
Couture en jeu: questo il titolo che Re Giorgio sceglie per la collezione Armani Privé presentata in occasione della Paris Haute Couture. Ed è proprio lui a mettersi in gioco, allontanandosi dai suoi tradizionali codici per cimentarsi con intriganti sperimentazioni. Ciò riguarda soprattutto i colori: il bianco, il nero, le nuance neutre passano in secondo piano per lasciare posto ai pastelli ma anche a nuance più vivide e brillanti.
E poi le stampe floreali, anche maxi, che inaspettate sbocciano su gonne, blazer e capispalla. E ancora, trionfi di pietre preziose, collane audaci, balze sfacciate, capi fatti di rete, kimono e cappelli che sembrano prendere il volo. Un gioco che incanta, questo.
Elie Saab
Il cut out diventa arazzo, l’arazzo diventa (anche) abito da sposa. I fiori 3D si posano su tessuti preziosi, strass e pietre e danno forma a raffinate applicazioni: per la Parigi Haute Couture Primavera Estate 2024, Elie Saab ci racconta di principesse venute da lontano, nel tempo e nello spazio.
Un’Alta Moda che rivela, anzi sottolinea, tutta la potenza dell’artigianalità. Insomma, tutto il lavoro che c'è dietro un cosiddetto “abito da sogno”. La sensualità passa attraverso spacchi e scollature profondi, ma anche attraverso linee morbide e scivolate. Un omaggio al corpo, un omaggio sontuoso eppure mai sfacciato. Fatto anche di una palette che va dalle nuance neutre a quelle più accese, come il rosso. Girls, la moda è arte allo stato puro: mai sottovalutarla.
Jean Paul Gaultier
L’enfant terrible della moda Jean Paul Gaultier si lascia affiancare da Simone Rocha – che a sua volta ha creatività da vendere – e il risultato è una collezione ribelle, sfacciata, lontanissima dai canoni dell’Haute Couture. Ironica, anche.
Rocha attinge dall’archivio firmato Gaultier, ma lo fa a modo suo. Ecco dunque la guêpière con coppe all’insù, ecco la mise da marinaio arricchita da fiocchi e cappellino. Ecco i fianchi che si dilatano con imbottiture e gli abiti di organza effetto tattoo. Ma anche sandali plexiglas vertiginosi, rose in metallo, dark lady e gonne a campana. Si percepiscono note trash? Forse, ma sono decisamente strategiche. E piacciono, eccome se piacciono.
Valentino
Piume cucite una a una, capispalla fatti di rose tridimensionali, petali di metalli, paillettes tagliate a mano, pellami che assumono inedite forme: il tessuto e tutte le altre materie prime diventano scultura con la collezione creata da Pierpaolo Piccioli per Valentino. Sul fronte opposto, volumi ampi ma tagli estremamente semplici e design fluidi.
Gli opposti si attraggono, Piccioli naviga nella sperimentazione e fa dell’Haute Couture un privilegiato punto d’incontro tra gli stilemi tradizionali e lo sguardo contemporaneo. Ogni capo è frutto di un lavoro certosino, estremo, eppure il risultato è sempre di massima naturalezza. Ed è questa la cosa più affascinante.
Fendi
Kim Jones ha pensato al futurismo di Karl Lagerfeld, a un futuro che parte dall’umanesimo, al corpo umano, all’artigianalità della couture. Le collezione disegnata per Fendi, dunque, sottolinea il fascino dell’essenzialità. Le sue infinite espressioni.
Utilizza anche dettagli eyecatching, come le frange fatte con perline e le paillettes ad adornare le pellicce; l’esito, tuttavia, è sempre etereo. Delicato. Di una delicatezza che però lascia il segno. Diventando sogno. E il sogno parla anche di sensuali trasparenze, colori tenui, spruzzate d’argento, cromie neutre. Top ridotti ai minimi termini.
Maison Margiela
… E infine tocca a John Galliano, che presenta la collezione creata per Maison Margiela. E manda in passerella figure femminili e maschili inquietanti, che si muovono in modo meccanico, che nel loro dramma sembrano sospese tra questo e l’altro mondo. Un sfilata di grande impatto. Scenografica. Cinematografica. Decadente.
I fianchi si dilatano, in alcuni casi anche le spalle. Le figure dark si affiancano a all'estetica di bambole retrò. Le forme del corpo sembrano spingere per essere guardate, sfacciatamente; oppure sono occultate da un layering quasi provocatorio. Ma provocatoria, del resto, è l’intera collezione. Che, una cosa è certa, sancisce il definitivo ritorno del bustier e delle maniche a sbuffo.