Eccentrica, sorprendente, geniale. Ci sono persone che piombano nel nostro mondo cambiandolo per sempre e sì, Elsa Schiaparelli è una di queste. A lei si sono ispirati tanti stilisti contemporanei, da Yves Saint Laurent a Giorgio Armani, fino a Dolce & Gabbana e Alexander McQueen.
Elsa ha reinventato la moda a cavallo tra gli anni Trenta e la Seconda Guerra Mondiale ma soprattutto ha capito qualcosa di fondamentale: noi donne abbiamo il diritto di vestire comode, senza rinunciare all'eleganza, alla stravaganza e al colore.
Disegnare abiti, non è una professione. È un'arte - ha scritto nelle sue memorie -. Una delle arti più complesse, difficili, sconfortanti perché un vestito, quando nasce, appartiene già al passato. Un vestito non rimane attaccato al muro come un quadro, né tantomeno la sua esistenza potrebbe essere paragonata a quella di un libro.
Una nobile dall'animo ribelle
Se dovessimo dare una definizione di Elsa Schiaparelli certamente potremmo dire che è stata una di quelle bad girls che ci farebbero girare la testa. Nata nel 1890 (sì, tantissimo tempo fa), era una ragazza privilegiata, nobile, ricca. Pensate che la madre discendeva dai Medici, tanto per esser precisi.
Ma Elsa non era fatta per quel mondo tutto formalità e rigore. Studiò filosofia prima, poi si mise in testa che avrebbe dedicato la sua vita alla recitazione. Ma mentre la giovane Elsa sognava di fare l'attrice, i genitori contrari la spedirono in un convento in Svizzera per sopprimere queste frivole aspirazioni. Neanche a dirlo, ne uscì dopo pochissimo tempo perché fece lo sciopero della fame.
Nel 1913 finalmente Elsa spiccò il volo e si separò da quei genitori che non le davano respiro. Partì per Londra con un'amica e lì conobbe il Conte Wilhelm Wendt de Kerlor, per cui perse letteralmente la testa e che sposò un anno dopo. La coppia si trasferì a New York, ebbe una figlia (la piccola Gogo) che purtroppo si ammalò di poliomielite e presto i problemi divennero sempre più grandi.
A fronte di una vita bohémien, Elsa doveva fare praticamente tutto da sola. Campavano con la sua dote (che presto si esaurì), faceva mille lavoretti part-time per far mangiare la sua bambina e sì, alla fine non ne potè più e senza troppe remore chiese il divorzio.
Il primo incontro con la moda
Liberatasi dalla zavorra di un marito assente e che contribuiva solo a spillarle denaro, Elsa Schiaparelli si trasferì a Parigi con la piccola Gogo e lì iniziò una nuova vita. Difficile sì, ma con la consapevolezza di potercela fare con le proprie forze per il bene della figlia.
Parigi negli anni Venti era il fulcro della moda e in una città come questa non poteva che scoccare la scintilla: Elsa conobbe Paul Poiret, il più grande stilista dell'epoca, che la scelse come modella "atipica" per i suoi modelli. Lusso, materiali, design, colori. Non poteva che restarne affascinata e, così iniziò la sua attività di designer freelance.
Neanche il tempo di cominciare ed ecco che il nome di Elsa Schiaparelli cominciò a fare il giro del mondo. Il motivo? Creò un pullover da donna con un motivo trompe-l'œil in B&W. Un piccolo, grande capolavoro che segnò l'inizio della sua rivoluzione.
Una geniale innovatrice
Partita da una piccola azienda con sede nel suo appartamento, tutto cambiò quando aprì atelier, saloni, uffici e il suo marchio diventò pian piano il simbolo di un'innovazione senza precedenti. Elsa amava unire stile e praticità, concentrandosi su capi ispirati all'abbigliamento sportivo come costumi da bagno, pigiami da spiaggia e altri accessori. Tutto ciò utilizzando motivi insoliti (scheletri, tartarughe), colori contrastanti e materiali rivoluzionari.
Qualche esempio? Basti pensare alle tute con le zip (colorate) a vista, agli abiti a portafoglio, ai vestiti reversibili, alle culotte (che fecero parecchio scandalo), alle borse a forma di telefono e a cappelli assurdi. Su tutti il Mad Cap, un berretto lavorato a maglia che divenne un must negli anni Trenta.
Non sorprende, quindi, che tutti (ma proprio TUTTI) i maggiori artisti dell'epoca le abbiano proposto collaborazioni, come Alberto Giacometti (col quale disegnò gioielli) o Meret Oppenheim (col celebre braccialetto di metallo e pelliccia), e ancora Jean-Michel Frank, fautore delle meravigliose e iconiche boccette di profumo targate Elsa Schiaparelli. Come non citare, poi, la collaborazione con Salvador Dalì insieme al quale creò l'abito-aragosta e il cappello-scarpa. Un mix perfetto di moda e surrealismo. Geniale.
Elsa e Coco: due mondi a confronto
Il rigore e la semplicità contro l'eccentricità e l'esuberanza. Coco Chanel ed Elsa Schiaparelli erano contemporanee, entrambe rivoluzionarie ma in modi completamente diversi. Elsa odiava l'austerità di tailleur troppo "classici", voleva che le sue donne fossero letteralmente immerse nel colore, abbaglianti. Insomma, che non passassero inosservate.
Tutto, anche solo un abito o un accessorio, dovevano essere "spettacolo". Una moda sfacciata, esagerata, di rottura che prendeva spunto dalla quotidianità per distaccarsene completamente. Poesia, arte, natura, sesso, sport, femminilità e mascolinità. Elsa ha abbattuto qualsiasi confine, lasciandosi andare a un flusso creativo senza precedenti.
E se questo vi sembra ancora poco, sappiate che proprio a lei si deve la spettacolarizzazione delle sfilate. Elsa cambiò il concetto di passerella, rendendo ogni presentazione un evento memorabile, contornato da musica e ospiti celebri. Sì, in pratica ha inventato le sfilate per come le conosciamo oggi.
Un'invenzione "shockante"
Entrare nel mondo di Elsa Schiaparelli è come lasciarsi trascinare in un vortice di creatività e idee a dir poco sorprendente. La stilista, tra le altre cose, ha dato vita persino a quel rosa shocking che oggi troviamo praticamente ovunque. Sì, avete capito bene: quel colore intenso e vibrante che amiamo tanto non esisteva prima che Elsa lo immaginasse!
Ma non finisce qui. Dagli anni Trenta in poi, la Schiaparelli inaugurò il binomio maison-profumi, elaborando una serie di fragranze che sono passate alla storia. Merito del suo buon gusto olfattivo, ma anche di una trovata geniale (l'ennesima): affidò la creazione dei flaconi ai maggiori artisti dell'epoca. Su tutti Le Roy Soleil, creato da Salvador Dalì in persona.
L'Haute Couture per donne che sanno osare
Il secondo dopoguerra ha visto il lento ma inesorabile declino della moda secondo Elsa Schiaparelli. L'Haute Couture stava cambiando e la stilista ne era perfettamente consapevole. Qualsiasi cosa facessi mi sentivo dire che ero troppo elegante, affermava al tempo. Così decise di chiudere la sua Couture House nel 1954 per dedicarsi all'autobiografia Shocking Life.
Abiti da sera lavorati a maglia, boa di piume di gallo, pellicce di scimmia, occhiali da sole con ciglia finte, scarpe di legno, mocassini di daino. Potremmo continuare l'elenco all'infinito e non basterebbe una sola pagina per tutte le entusiasmanti novità che Elsa Schiaparelli portò nella moda. Con lei l'Haute Couture incontrava la praticità, diventando specchio di donne che prendono in mano la propria vita: indipendenti, forti, dalla grande personalità.
Ecco perché tutte le grandi donne e dive del tempo sceglievano lei. Mae West, Zsa-Zsa Gabor, Marlene Dietrich, Vivien Leigh, Ginger Rogers, Juliette Gréco, Joan Crawford e persino la futura Duchessa di Windsor, Wallis Simpson.
Dopo la sua morte nel 1973, Elsa Schiaparelli cedette la griffe alla famiglia Sassoli de' Bianchi per poi passare nel 2006 a Diego Della Valle, che la affidò allo stilista Marco Zanini. Al creativo successe poi Bertrand Guyon e, infine, il texano Daniel Roseberry che ancora oggi dirige i lavori della maison e che ha riportato in auge lo spirito della Schiap' (come la chiamavano gli amici).
Se il nome di Elsa Schiaparelli era sulla bocca di tutte le grandi dive del secolo scorso, oggi continua a essere in auge tra le star internazionali più amate. Chiara Ferragni, vincitrice del Premio Donna dell'Anno 2021, ha indossato l'eccentrico busto dorato trompe l'œil in resina metallizzata adornato da una collana con lucchetto.
La maison Schiaparelli ha avuto il privilegio di ornare la divina Lady Gaga alla cerimonia di insediamento della presidenza Biden, con la Colomba della Pace che porta un ramoscello d'ulivo, simbolo di speranza. La spilla in oro martellato è acquistabile e il ricavato interamente devoluto alla Born This Way Foundation di Lady Germanotta, in missione per sostenere la salute mentale dei giovani.
Iconica Bella Hadid al 74esimo Festival del Cinema di Cannes con l'abito nero in crepe di lana, abbinato alla collana in ottone dorato a forma di polmone trompe l'œil e ornata di strass.