Fashion culture

Thierry Mugler: storia e genio di una vera leggenda della moda

Thierry Mugler posa davanti a uno specchio
Istrionico, innovativo, iconico: Thierry Mugler ha segnato con le sue ispirazioni e il suo genio decadi di storia della moda. E noi vogliamo ricordarlo così

Un uomo che non si poteva e non si può inquadrare nel monotono e incasellato scorrere del tempo: Thierry Mugler è stato e sarà sempre una leggenda. Lo stilista francese, venuto da poco a mancare, ha dato una scossa al mondo della moda, l'ha spinta al limite e l'ha stretta tra le braccia, rendendola quasi una sua amante.

Le sue collezioni audaci e le sue idee hanno definito e affinato il power dressing degli anni Ottanta e, in generale, hanno dimostrato quanto il senso artistico e l'ampiezza di visione possano trasformare gli abiti in veri e propri capolavori, provocatori e d'impatto.

L'esordio prorompente di Mugler

Artistico, visionario, quasi folle: nato a Strasburgo nel 1948, Thierry Mugler ha studiato alla Scuola di Belle Arti, dove ha affinato la conoscenza di pittura e approfondito gli accostamenti delle cromìe, ma ha anche approfondito le forme della scultura e, soprattutto, ha scoperto la bellezza del balletto.

Mugler era incantato, rapito dall'espressività dei corpi danzanti, dai loro movimenti quasi plastici e dalla loro capacità di rendersi praticamente malleabili, fluidi nell'accostarsi alla musica. Per un'associazione intrinseca, Mugler ha dunque voluto rendere omaggio alla bellezza dei corpi, lavorando non per vestirli ma per esaltarli.

Si trasferisce a Parigi nel 1966, dove diventa un fashion insider: conosce la moda, svolge lavori per altri designer, anche i più umili, diventa fotografo. Nel 1973 fa il primo salto in direzione del cielo: a realizzare la sua prima linea di abbigliamento, Café de Paris. Nel 1974, fonda la sua etichetta. E l'esordio è da urlo.

Thierry Mugler, defilé Printemps-été, 1985
Sfilata Muger, 1984

Già all'inizio degli anni Ottanta, Mugler viene esaltato dai più autorevoli magazine di moda per la sua forza espressiva, per i tagli, per la fusione tra contemporaneo e futuristico. La sensibilità per l'uso dei colori e dei materiali lo consacrano, lo fanno diventare iconico.

Allineandosi a quella che è la presa di coscienza della forza espressiva della fisicità tra gli anni 80 e gli anni 90, Mugler porta avanti un lavoro che fonde arte, artigianato, ricerca della qualità e dettagli fuori dal comune.

Le ispirazioni estreme e la fama

Le ispirazioni di Mugler sono tanto affascinanti quanto a tratti estreme. Tagli profondi, incroci e attorcigliamenti rendono i suoi capi bellissimi e al contempo eccentrici. Nel suo stile c'è una precisione quasi ingegneristica che si coniuga a un immaginario fortemente permeato da influenze fetish, esagerate e fantascientifiche.

Tra i suoi completi più famosi non si può scordare il completo da cowboy rosso fuoco composto da cappello, corsetto, gambali e tacchi, indossato (forse per la prima volta nella storia) da una modella transessuale.

Il Cowboy dress di Thierry Mugler

Altrettanto iconico è il Motorcycle Bustier, ispirato agli stili delle auto di Detroit degli anni '50: composto principalmente da plastica, metallo e plexiglas, è stato dotato di cinture in pelle e fibbie in metallo studiate appositamente per avvolgere il corpo della modella.

Il motorcycle bustier di Thierry Mugler
1992, il Motorcycle Bustier di Thierry Mugler sfila a Los Angeles

Lo stile spigoloso e tagliente diventa un tratto caratteristico di Mugler, che raggiunge la fama spettacolarizzando le sue sfilate, rendendole quasi teatrali. La potenza dell'esibizione diventa parte integrante dell'opera sartoriale. E ciò fa sì che lo stilista sia sempre più sulla bocca di tutti e sempre più apprezzato, a dispetto delle critiche.

Le critiche e l'umorismo

La predilezione per lo stile fetish e alcuni dei suoi abiti più azzardati (il Motorcycle Bustier è un esempio lampante) hanno fatto sì che lo stilista si tirasse addosso alcune accuse di sessismo. Tuttavia, Mugler non ha mai davvero oggettificato la donna: l'ha sempre interpretata, declinandola in diverse versioni.

Sebbene amasse la femme fatale con un tocco punk (gli abiti disegnati per Sharon Stone o per il video Too Funky di George Michael ne sono l'esempio lampante), l'obiettivo di Mugler era quella di esaltare la bellezza, in ogni senso possibile e in qualsiasi modo gli fosse concesso.

Sharon Stone in Mugler
Sharon Stone indossa un abito Thierry Mugler nell'aprile 1992

Nel corso della sua carriera sono, infatti, mancati neanche accenni a donne quasi divine, a tratti angelicate, che pur mantenendo la loro forte carica sensuale erano accarezzate da abiti morbidi e illuminate da toni chiari e incantevoli, così come non sono mancate provocazioni umoristiche.

Thierry Mugler, 1997

Celebri sono gli abiti che hanno visto le modelle trasformarsi in insetti o ortaggi. Il tutto per perseguire un unico scopo, una filosofia fuori dal comune:

La mia filosofia della moda? Va oltre la moda. Ciò che faccio è occuparmi di rendere un essere umano, spesso e in particolare una donna, bello. Quindi no, non si tratta tanto di moda. Riguarda il coniugarsi di efficienza, apparenza e bellezza che dovrebbe riguardare il glamour di base. E che dovrebbe farti apparire sempre bene.

Thierry Mugler

Le ampie possibilità di trasformazione erano importanti per il lavoro e la vita di Mugler, e non solo. Anche nel suo ruolo, Mugler si è trasformato più volte. Ha realizzato una linea di profumi amatissima, che fa tutt'oggi furore. In più, sulla carta, Thierry Mugler si è ritirato dall'etichetta che portava il suo nome nel 2002 ed è anche tornato a usare il suo nome di nascita, Manfred. Ma non è mai uscito di scena.

La fuga dalla moda, senza fuggire dalla moda

Mugler non ha mai rinunciato a creare vestiti e a dare vita a look che sono rimasti nella storia. Alla fine degli anni 2000 ha disegnato i look di Beyoncé e negli anni a venire ha vestito celebrità del calibro di Lady Gaga. Facendo accenno alla storia recente, rimane indimenticabile l'abito indossato da Cardi B ai Grammy del 2019.

Si trattava di un pezzo dell'haute couture collection di Mugler del 1995, a forma di conchiglia con interni in pura seta rosa, reinterpretato per Cardi con un top nude con trama ad alveare e arricchito con diamanti da 28 carati.

Card B. in Mugler

Sempre nel 2019, ha creato il look con cui Kim Kardashian si è presentata al Met Gala, che ha voluto riprodurre un effetto bagnato. L'abito, interamente realizzato in lattice, è stato lavorato per otto mesi al fine di aderire al meglio al corpo di Kim.

Kim Kardashian in Mugler

Mugler ci ha lavorato personalmente, ispirandosi al look di Sophia Loren ne Il ragazzo sul delfino e ha insistito perché dei preziosi cristalli venissero applicati singolarmente per replicare l'effetto goccia.

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Infine, ha coinvolto star, modelle e vip contemporaneo nell'indossare alcuni pezzi iconici, come accaduto con Irina Shayk in occasione di una delle ultime apparizioni pubbliche dello stilista.

Una vita all'insegna dell'arte

L'arte è sempre stata al primo posto per Mugler, così come la ricerca spasmodica della bellezza. Proprio per inseguirla e perseguirla, lo stilista ha più volte alterato il suo aspetto per mezzo dello sport (nello specifico il bodybuilding) e della chirurgia plastica.

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Di certo, Mugler ha capito la necessità di esagerare per colpire il pubblico. I suoi fashion show erano affollati e richiedevano mesi di preparazione, con casting e prove curatissime. Morto per cause naturali, lo stilista lascia da una parte un grande vuoto, ma dall'altra anche un'enorme esempio: la sua arte, così come la sua donna, è forte, sicura, potente. E la sua impronta non scomparirà mai.

Thierry Mugler a una sfilata nel 1999
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