C’è una notizia bomba che circola nel mondo della moda. Anzi, le notizie sono due. La prima è una certezza, la seconda una probabilità che sorride a molti. Dunque. Adesso è ufficiale: sta per essere rilanciato il brand creato da Walter Albini. La piattaforma di investimento Bidayat, società di Alsara Investment Group fondata da Rachid Mohamed Rachid (presidente anche delle maison Valentino e Balmain), ha acquistato la proprietà intellettuale nonché l’archivio del marchio. E secondo voci insistenti, sarà affidata ad Alessandro Michele la direzione creativa del marchio. Walter Albini e Alessandro Michele: questi due nomi, affiancati, promettono grandi cose.
Perché Walter Albini ha fatto la storia della moda
Alessandro Michele lo conoscono tutti. Il nome di Walter Albini, invece, è meno noto soprattutto alle nuove generazioni. E questo suona come un paradosso, dal momento che si tratta di un personaggio chiave nella storia della moda internazionale. Audace, anticonformista, capace di scrivere il futuro. Un dandy decadente innamorato della moda e della bellezza, ma innanzi tutto di se stesso. Uno che ha vissuto premendo sempre l’acceleratore, che ha preso la vita a morsi. Una vita durata troppo poco, dal marzo 1941 al maggio 1983. Ma spremuta fino all’ultima goccia.
Nato a Busto Arsizio, negli anni Cinquanta è l’unico ragazzo iscritto all’Istituto d'Arte, Disegno e Moda di Torino. Neanche maggiorenne, comincia a lavorare come illustratore delle sfilate di alta moda per svariate riviste; anche come corrispondente da Parigi. Proprio a Parigi incontra il suo idolo, Coco Chanel. Che sempre ispirerà la sua arte. Un altro incontro determinante è quello con Mariuccia Mandelli, stilista di Krizia, che lo convince a tornare in Italia. Walter Albini inizia a disegnare maglieria per quello stesso marchio. Insieme a Karl Lagerfeld, a sua volta astro nascente.
La Milano degli anni Sessanta decreta il grande successo di Albini. Le più quotate maison lo corteggiano e ingaggiano; lavora – tra gli altri brand – per Etro, Gianfranco Ferrè, Billy Ballo, Cadette. Il design incontra la produzione industriale, nasce il prêt-à-porter e il “padre” è proprio lui: Walter Albini. Che lancia anche il total look.
Stravagante, inarrestabile, negli anni Settanta guida fieramente la sua label e spiazza tutti con una mossa inaspettate: decide di presentare le sue collezioni non più a Palazzo Pitti bensì nel capoluogo lombardo. Che diventa, da lì in poi, la capitale della moda nostrana. Un altro suo merito.
Albini sperimenta, provoca, osa. È anche il precursore dello stile genderless, è l’ideatore della giacca destrutturata. Il creatore del concetto di made in Italy. Servirebbero fiumi di parole per raccontarlo fino in fondo. Eppure non è amato da tutti, né capito. La piena comprensione della sua arte arriva dopo, purtroppo. Dopo che si spegne, per ragioni mai chiarite, all’ospedale La Madonnina di Milano. Quanto abbiano inciso la sua natura irrequieta e certe sue tendenze autodistruttive, in questa sua precoce scomparsa, non è dato saperlo. Ma il genio resta.
… E perché Alessandro Michele è la persona giusta
“Un gioiello nascosto dell’alta moda italiana”, dice Rachid Mohamed Rachid a proposito di Walter Albini. Ma perché questo gioiello e questo genio possano essere degnamente riportati alla luce, è necessario trovare qualcuno che sia sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda. Che sia mosso dalla stessa esigenza di innovare e sperimentare, da una creatività dirompente. Dall’audacia e da un sano “chi se ne frega” da sfoderare dinanzi a eventuali critiche e detrattori. Walter Albini e Alessandro Michele: ecco perché l’associazione viene spontanea.
Da quando ha lasciato la direzione creativa di Gucci – e quello è stato davvero un fulmine a ciel sereno – tutti aspettiamo che lo stilista romano ci stupisca con un nuovo coup de théâtre. Potrebbe essere questo. Del resto, si è dichiarato più volte un convinto estimatore di Albini e della sua estetica. Adesso non rimane che attendere la risposta ai rumors che nel frattempo rimbalzano in ogni dove.