Prendi un corpo esile e dalle gambe chilometriche, aggiungi un volto dall'espressione seria e impalpabile. Poi incornicia tutto con una lunga chioma biondo platino ed ecco che ottieni Betty Catroux. La musa della moda francese che, in fondo, non ha mai amato quel mondo che l'ha designata icona unica e insostituibile di uno stile che ha fatto scuola. Anche se non era nelle sue intenzioni, Betty è diventata la perfetta incarnazione della sua epoca nonché la prediletta da Yves Saint Laurent, con il quale ha avuto un legame davvero speciale.
Dal Brasile alla Ville Lumière
Quando parliamo di vere icone di stile come Betty Catroux è naturale chiedersi da dove provengano, come sia stato il loro passato e quali le esperienze a renderle tanto grandi e magnifiche. L'infanzia di questa donna simbolo del secolo scorso inizia in Brasile, nel 1945. In quell'anno venne al mondo l'unica figlia di Carmen Saint, una socialite francese di origine brasiliana, e di Elim O'Shaughnessy, un diplomatico americano. Anche se lei non seppe mai chi fosse suo padre, fino all'età di dodici anni.
Betty ha vissuto in Brasile fino a quattro anni per poi volare dall'altra parte del mondo al fianco della madre, reduce dalla brusca fine di un breve matrimonio. Quella bambina non avrebbe mai potuto immaginare quanto sarebbe stata cruciale Parigi per il suo futuro. Né che sarebbe diventata la "regina" della Ville Lumière.
Un'anima follemente ribelle
Già prima di conoscere Yves Saint Laurent, Betty Catroux aveva lavorato nel mondo della moda. Il suo esordio risale al 1967 quando, appena diciassettenne, iniziò a posare niente meno che per Coco Chanel, da lei definita la vipera più geniale di tutti i tempi. La sua attività da modella in realtà non durò molto, perché Betty era così: uno spirito libero, un'anima follemente ribelle che non amava sottostare alle regole. E, a dirla tutta, non era proprio portata per il lavoro.
Betty era giovanissima ma già aveva le idee molto chiare sulla sua vita. Amava l'eccentricità e il lusso, voleva una vita sopra le righe e soprattutto odiava chi le dicesse chi essere e come esserlo. E probabilmente è stata proprio questa peculiarità a renderla l'icona di stile degli Swinging Sixties che ancora oggi ammiriamo. Un misterioso angelo dall'aspetto androgino che non segue la moda, ma la detta.
E poi c'era (e c'è tuttora) la Betty Catroux che detesta il lavoro e ama l'ozio. La mia più grande ambizione nella vita è sempre stata non alzare un dito, ha detto in un'intervista recente, confermando di essere sempre stata mantenuta dal marito (François Catroux) con il quale è felicemente sposata da 52 anni.
Betty, sensuale ed enigmatica
Potremmo spendere milioni di aggettivi per provare a descrivere Betty Catroux in tutta la sua essenza ma nessuno, in fondo, dà l'immagine completa di ciò che ha rappresentato per la moda parigina (e non solo). Quell'adolescente alta ed esile, con lo sguardo distaccato di chi (almeno in apparenza) si disinteressa a tutto, non aveva bisogno di inutili fronzoli per colpire dritto nell'anima di chi avesse il privilegio di incrociare il suo cammino.
Una bellezza tra le altre grandi bellezze degli anni Sessanta come Anita Pallenberg, Marianne Faithfull, Loulou de la Falaise o Jane Birkin, tanto per citarne alcune. Betty ha incredibilmente anticipato i tempi perché a lei non importava essere definita con etichette preconfezionate, incurante del suo sesso ma sicura della sua sensualità. E non ci meraviglia che con un potere attrattivo del genere sia entrata nelle grazie del leggendario couturier Yves Saint Laurent.
L'incontro con Yves Saint Laurent
Lunghi capelli biondo platino, corpo filiforme e sinuoso, lineamenti scarni, aspetto androgino. Quando Yves Saint Laurent la vide per la prima volta al Regine's - il nightclub più "gay" di Parigi - quel che avvenne fu un vero e proprio colpo di fulmine tra due anime che erano destinate a incontrarsi.
Amore a prima vista. Uno straordinario incontro di menti. Yves era una figura da grande fratello, condividevamo identiche venature di rilassata autodistruttività e dal punto di vista morale e psicologico, eravamo assolutamente identici. Eravamo tremendi insieme, e bipolari, come è noto ora, sempre su e giù. E, naturalmente, eravamo entrambi antiborghesi e decadenti fino al midollo.
Parlare di semplice amicizia è quasi riduttivo perché lo stilista in lei ha immediatamente riconosciuto la sua controparte femminile. Betty era in tutto e per tutto il prototipo di donna che Saint Laurent immaginava ed è proprio lei ad avere ispirato le linee morbide e fluide tipiche delle sue creazioni.
L'incarnazione del femminile ideale
Yves Saint Laurent aveva una vera venerazione per Betty Catroux, con la quale ha vissuto una vita da favola, come l'hanno definita entrambi in varie occasioni. Giovani e controcorrente, inseparabili compagni di baldoria nella Parigi notturna illuminata soltanto dai lampioni e dai fumi dell'alcol.
Un rapporto di amicizia che ha avuto un enorme impatto nel lavoro del couturier che, anche grazie alla spinta della sua musa, ha sviluppato una nuova estetica che chiamava maschile/femminile. Ti ricorda niente? Sì, Yves Saint Laurent già negli anni Sessanta e molto tempo prima che diventasse un concetto riconosciuto dalla gran parte di noi aveva intuito che la moda avrebbe dovuto essere gender fluid. E Betty rappresentava l'incarnazione del femminile ideale, la donna iper femminile anche (se non soprattutto) in abiti tipicamente maschili.
La musa che odiava la moda
Immagina quante volte Betty Catroux abbia potuto sentirsi chiedere cosa vuol dire essere la musa di Yves Saint Laurent?. Ecco, adesso invece immagina il volto dei suoi interlocutori quando gli rispondeva affermando, con gran convinzione, la moda non mi interessa per niente. Betty odiava la moda e il fashion system perché rappresentava tutto l'opposto di ciò che per lei era veramente importante: la libertà.
Ma nel suo "fratello gemello" (così definiva Yves Saint Laurent) ha trovato il modo per esprimere se stessa. Ed ecco spiegato perché ha continuato a lavorare per interi decenni in quel mondo che non le era mai piaciuto. Betty non lavorava come modella e la sua "passerella" erano le strade notturne di Parigi. Che indossasse una giacca da motociclista in pelle, dei jeans attillati oppure uno smoking, poco importava: Betty Catroux incarnava l'essenza della donna moderna.
Da Yves Saint Laurent a Tom Ford
La morte di Yves Saint Laurent nel 2008 ha irrimediabilmente segnato la vita di Betty Catroux che, come ha lei stessa ammesso, ancora oggi tutte le sere brinda davanti un ritratto del suo grande amico, realizzato da Andy Warhol.
E quel che colpisce di questa meravigliosa donna è la fedeltà che ha mantenuto al marchio da lui fondato, al punto da continuare a collaborare con la maison sia presentandosi alle sfilate che posando per delle campagne. La musa è stata protagonista della campagna Autunno 2018 (lanciata con l'hashtag #YSL15) della maison, fortemente voluta dall'allora direttore creativo della maison Tom Ford. Vive e respira Saint Laurent, ha successivamente detto di lei Anthony Vaccarello, attuale creative director di Saint Laurent.