Vero: il via ufficiale coincide con quelle foto scattate sul set del film Barbie diretto da Greta Gerwing, in cui l’iconica bambola della Mattel è interpretata da Margot Robbie, mentre Ken ha il volto di Ryan Gosling. Però il Barbiecore era già nell’aria. Tanto per cominciare, stretto è il legame con l’estetica Y2K, che sta facendo furore ormai da diversi mesi tra la Gen Z. Poi vede protagonista il rosa nelle sue declinazioni più intense e accese. E il rosa, si sa, ci ha (ri)conquistate da un pezzo. Complice anche Pierpaolo Piccioli, che lo ha scelto come nuova nuance simbolo di Valentino. Non solo.
La tendenza Barbiecore è per molti versi ironica, volutamente eccessiva, anche irriverente. È come se esprimesse quella voglia di allegria e leggerezza che accomuna tutti dopo quell’emergenza sanitaria che ci ha brutalmente cambiato la vita, per troppo tempo. E porta anche messaggi molto importanti, che si svelano a chi sa osservare con più attenzione. Ecco perché molte celebs e influencer ne sono conquistate e si sono auto-elette ambasciatrici ufficiali.
Insomma il Barbiecore potrebbe sembrare, tutto sommato, qualcosa di superficiale. Invece non lo è. Per niente.
Look ispirati a Barbie
Il Barbiecore è l’estetica girly ispirata a Barbie. Innanzi tutto, quindi, c’è in campo lo stile della celebre bambola. Che va molto oltre il colore rosa, sia pur determinante. È una sorta di selezione degli outfit che identificano il periodo compreso tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000.
Tra i pezzi chiave troviamo minidress e minigonne, tshirt e top corti, tute di velluto, gonnelline da tennis, body, pellicce sintetiche, stivali cuissardes, scarpe con platform, sneakers. Ma anche piume, paillettes, stampe psichedeliche e animalier. E poi una serie di accessori vezzosi e eyecatching: dalle micro borse glitterate agli occhiali da sole a forma di cuore, dai coloratissimi bijoux in plastica e resina alle chain belt. Dalle fasce per capelli ai collant ultra coprenti e – manco a dirlo – cromaticamente sfacciati.
Una tendenza a 360 gradi
Ma la tendenza Barbiecore non riguarda solo il guardaroba. Coinvolge anche il make up, ovviamente. Traducendosi in un abbondante uso di ombretti glitterati rosa o comunque dalle nuance molto accese, lucidalabbra, ciglia finte.
Riguarda l’interior design: ecco quindi il trionfo del bubble pink tra (e sulle) pareti domestiche, ma anche dei mobili pastello, dei volumi morbidi e abbondanti, dei letti con testiere importanti, delle tende in tessuti pesanti e floreali.
Sposare l’estetica Barbiecore significa prediligere film da cui sesso e violenza sono banditi, essere ferrati su serie tv degli anni 2000 come Lizzie McGuire e Hannah Montana, incentrate su personaggi femminili, che raccontano di grandi amicizie tra donne e puntano anche sul girl power.
Significa ascoltare la musica – giusto per fare qualche esempio – di Ariana Grande, Avril Lavigne, Britney Spears, Katy Perry. Artiste dotate di un grande carisma, considerate modelli da copiare e che al contempo appaiono “raggiungibili”.
Il messaggio
Adesso sicuramente è molto più chiaro: la tendenza Barbiecore non è semplicemente una questione di estetica. E neanche una mera "operazione nostalgia". Mira a diventare un inno al femminismo, alla bellezza della diversità, all’inclusione. Ad abbattere stereotipi e pregiudizi (no, il rosa non è “stupido”, come non lo sono le bionde). Mette la donna in primo piano, ma allo stesso tempo è come se parlasse anche agli uomini. Anzi a tutti, senza distinzioni di genere.
Perché bisogna ricordare che la pelle di Barbie ha colori differenti, che Barbie ha fatto mille lavori, sostanzialmente che può essere qualsiasi persona. Esige e merita rispetto, al di là di ciò che fa e indossa. Anzi, anche quando sembra sfociare nell’eccesso.
Ecco perché il Barbiecore sta conquistando soprattutto la Gen Z, ma anche i Millennials. E quel rosa-fucsia è un simbolo, non un trend del momento. È una dichiarazione, come il Barbiecore stesso.
Una tendenza che fa discutere
Il Barbiecore fa discutere. E ben venga, se si tratta di discussioni costruttive. C’è però da far presente che non tutti salutano con entusiasmo, o perlomeno con spirito positivo, questa tendenza. In primis c’è una motivazione che è semplicemente legata all'apparenza. Il confine tra pop e kitsch, si sa, può essere labile. Il Barbiecore spesso tende verso la seconda strada, non lo si può negare, ed è comprensibile che possa non piacere. Non si può parlare di sobrietà, in più di un caso nemmeno di eleganza. Ma del resto non c’è questa pretesa.
Poi si va più a fondo. Nel senso che i messaggi veicolati sono sacrosanti, però più di qualcuno trova delle contraddizioni. Perché - e questo è importante aggiungerlo - se è vero che Barbie potenzialmente potrebbe essere chiunque, l’estetica Barbiecore identifica anche lo stile di vita dell’upper class americana, riconducibile a un lusso declinato nel possesso di più auto, del jet privato, di case enormi. Di cavalli e yacht. Insomma, la distanza dai “comuni mortali” è spesso e volentieri innegabile.
D’altra parte, non manca chi semplicemente ritiene che Barbie non sia la figura adatta come testimonial – definiamola così – delle idee in questione, che il cambiamento di prospettiva richiesto sia troppo drastico. Perché si tratta, in effetti, di cominciare a guardarla con occhi del tutto diversi. Una forzatura? La risposta è soggettiva. Però dove sta scritto che la leggerezza non possa andare di pari passo con l’impegno e che il low profile possa essere più... credibile?