Eccentrica e barocca. Due aggettivi che rappresentano bene Isabella Blow, fashion editor, talent scout, musa di stilisti, ma soprattutto icona di stile tra le più influenti, e particolari, del fashion biz. Una donna fragile e dal talento esplosivo che nel corso della sua vita fu capace di scoprire personaggi del calibro di Philip Treacy e Alexander McQueen.
Isabella Blow si fece conoscere soprattutto per i suoi look stravaganti, a metà strada tra fiaba e surrealismo, che la resero uno dei grandi personaggi della moda dal quale però, ad un certo punto si è sentita rifiutata: un rifiuto che anche a causa della sua profonda sensibilità la condusse ad un tragico destino.
I primi passi nella moda e l’incontro con Anne Wintour
Isabella Blow nasce a Londra nel 1958 da una famiglia aristocratica, primogenita di Sir Evelyn Delves Broughton e dell’avvocatessa Helen Mary Shore e la sua infanzia fu segnata sin dalla tenera età da due eventi tragici: il divorzio dei genitori e la morte del fratellino John, che annegò in piscina a soli due anni e che la convolse sconvolse profondamente.
La sua passione per la moda di Isabella nasce invece nel 1979 quando si trasferisce a New York per studiare arte cinese alla Columbia University. Nella Grande Mela inizia a muovere i primi passi nel mondo della moda. Viene presentata a Anne Wintour (direttrice dell’edizione americana di Vogue) e assunta come sua assistente, per diventare pochi anni dopo l’assistente di Andre Leon Talley, redattore capo di Vogue. Siamo agli inizi degli anni ottanta e la donna frequenta amici del calibro di Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat.
La cappellaia matta di Philip Treacy
A rendere unici i look di Isabella furono soprattutto i cappelli. Non cappelli comuni però, ma vere e proprie opere d’arte firmate da Philip Treacy che nel corso della sua vita “incoronò” molte delle icone della moda conosciute: da Victoria Beckham a Sarah Jessica Parker fino ad arrivare alla duchessa Camilla Parker-Bowles.
E se Treacy ha raggiunto la popolarità universale nel 1991, quando ha iniziato a creare cappelli per la casa di moda parigina Chanel, il merito del suo successo è solo di Isabella che nel 1989, durante le nozze con il suo secondo marito Detmar Blow, decise di sfoggiare un'acconciatura di Philip Treacy, di fatto scoprendolo e facendolo scoprire al mondo intero. Notato il talento di Treacy, infatti la Blow lo fece trasferire nel suo appartamento a Londra, dove lui potè lavorare alla sua collezione. Da quel momento i cappelli surreali dello stilista, quelle sculture iconiche composte da fiori, piume, pellicce, plastica e persino lampade elettriche, divennero un tratto inconfondibile della Blow.
L’amicizia con Alexander McQueen
Nel 1992 Isabella Blow riuscì a scovare un altro dei talenti più impressionanti e geniali che le passerelle internazionali abbiano mai visto sfilare. Durante la cerimonia di chiusura della Saint Martins School of Art la fashion editor venne folgorata dalla collezione di un esordiente: trattasi di Alexander McQueen. Entusiasta, la donna acquistò l'intera collezione del giovane al costo di 5 mila sterline, tutti i risparmi che possiede, che pagherà in rate settimanali da 100 dollari.
Inizia così un'amicizia profonda, che durerà a lungo, ma anche un legame lavorativo che toccherà vette stilistiche altissime. Tante le foto che immortalano Isabella al fianco di McQueen, come lo shooting per Vanity Fair, firmato da David LaChapelle nel marzo 1997. Fu sempre grazie al fiuto di Isabella Blow se nella Londra anni Novanta emerse un nuovo fermento artistico: oltre a McQueen, Isabella scoprì le super modelle Sophie Dahl e Stella Tennant.
La moda come espressione di autodeterminazione
Oltre ai cappelli/sculture, a caratterizzare l’estetica di Isabella Blow è stato il suo caschetto nero: una specie di costume il suo, che la rendeva capace di trasformarsi in altro, uscire da se stessa e nascondere le proprie fragilità dietro al gusto eccentrico, innocativo e a tratti geniale.
Ma per Isabella Blow la moda era soprattutto un mezzo di autodeterminazione ed espressione di sé: “Se sei bella, non hai bisogno di vestiti. Se sei brutta, come me, sei come una casa senza fondamenta; hai bisogno di qualcosa per costruirti” ha affermato la donna.
La depressione e la fragilità di una donna
Nonostante gli innumerevoli successi collezionati nel corso della sua carriera, Isabella non riuscì a salvarsi dalla morsa della depressione che piano piano la trascinò giù nel baratro. Venne diseredata dal padre mentre i rapporti con l’amico McQueen si fecero tesi a causa della cessione del brand di quest’utimo a Gucci, un'operazione commercialiale dalla quale venne esclusa (nonostante fu lei la prima a negoziare il contratto con cui Gucci avrebbe acquistato il brand). Inoltre, inizio a lottare contro il problema della sterilità.
Lei e il marito, Detmar Blow, tentarono per otto volte la fecondazione in vitro senza mai ottenere successo. Questo portò i due ad allontanarsi per un breve periodo, per poi riunirsi quando alla scrittrice fu diagnosticato un cancro alle ovaie.
In preda alla depressione, la donna tentò diverse volte il suicidio, prima assumendo barbiturici e poi gettandosi dall’Hammersmith Flyover. Infine, riuscì a togliersi la vita e il 7 maggio 2007, dopo aver assunto un pesticida, muore a Gloucester. La cerimonia funebre fu una celebrazione dell'estetica del dramma: sei cavalli neri accompagnarono il feretro, ricoperto da una corona di fiori bianchi su cui spiccava il cappello-galeone che Philip Treacy aveva creato per lei.
La morte di questa donna che cambiò profondamente il mondo della moda, fu seguita solo tre anni dopo da quella del suo amico Alexander McQueen.